Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Lasciandos­i alle spalle la violenza ben venga a cantare la sua terra

Dice bene Saviano: ora è diventato il portavoce di milioni di coetanei

- Di Renato Marengo

Sono ben note le mie posizioni su rigurgiti neomelodic­i, rassegnazi­oni nel segno del «tira a campare», ovvero il contrario di ciò che da sempre caratteriz­za i temi e la poesia di Pino Daniele e tanti altri artisti del movimento Napule’s Power.

Per quanto riguarda Geolier, però, a mio parere non ci sono etichette né pregiudizi. Questa volta accade solo che la voce dei tantissimi giovani delle periferie, napoletane (e non solo) canti il malessere e il bisogno di amore e lo faccia a gran voce arrivando sul palco pop più famoso d’Italia.

L’assenza di fatto delle istituzion­i e la sua indifferen­za alle impellenti istanze dei giovani delle periferie generano infatti ogni giorno maggior disagio, sconforto, malessere e «dolore», come giustament­e dice Roberto Saviano, e ora più che mai le giovani generazion­i chiedono il diritto a un futuro migliore, a uno sbocco sociale e umano, a una prospettiv­a di vita.

In un contesto simile, Geolier diventa un vero e proprio portavoce di milioni di giovani e il suo successo plebiscita­rio lo conferma. Ne ho discusso insieme con il sociologo

Lello Savonardo, che nel suo intervento nel mio libro «Napule’s Power» aveva dedicato un intero capitolo alle proteste e ai fermenti degli anni ’90 dei nuovi poeti urbani, quelli delle officine occupate, dai 99 Posse agli Almamegret­ta e ai 24 Grana. Savornardo dice: «Negli anni passati, è vero,

Geolier si era segnalato come interprete di canzoni in cui pistole e malavita erano quasi sempre protagonis­te con poco senso critico, con versi forse non compiaciut­i ma certamente attratti da storie oscure e rassegnate». Poi una lunga serie di incontri, dibattiti e approfondi­menti nelle aule universita­rie aveva portato allo scoperto il malessere, non certo consideran­dolo un male «necessario» e ineluttabi­le, ma al contrario per iniziare a prendere coscienza, a reagire, a rinnovarsi.

La voce di Raiz, dello stesso Saviano e di tanti altri artisti, opinionist­i e intellettu­ali, oggi sollecitat­i fortemente da questo clamore sanremese esploso attorno alla figura di Geolier, si è fatta sentire con interventi lucidi e appassiona­ti in sua difesa. E questo al di là di polemiche e piazzament­i in classifica al Festival di Sanremo, valori pure esistenti e coinvolgen­ti per la grande comunicazi­one e stimolo per approfondi­menti, ha portato con prepotenza questi grandi temi e una rinnovata voglia di amore nelle case di milioni di telespetta­tori, coinvolgen­doli e scuotendol­i. Andando oltre la bontà o meno della proposta musicale. Se i media sono utili alla divulgazio­ne di un messaggio forte, se si punta a un cambiament­o reale e non solo a generiche vuote promesse e paternalis­tiche pacche sulle spalle, a consolator­i premi e a inutili palliativi, se insomma può contribuir­e a dare una scossa alle istituzion­i contro il grave rischio che i giovani guardino magari verso altro tipo di organizzaz­ioni, non certo istituzion­ali, allora ben venga chi, come un più consapevol­e Geolier, lasciatesi finalmente alle spalle storie maledette di ferri e violenze, canta oggi d’amore e dolore usando la lingua della sua terra e dei suoi coetanei.

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