Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Nando Dalla Chiesa, «La legalità è un sentimento» a Palazzo Reale

- R.s

Sarà Nando Dalla Chiesa a inaugurare i Campania Legge Talks, incontri tra autori e lettori su argomenti di attualità. Domani alle 18, negli ambienti della Fondazione Premio Napoli a Palazzo Reale, protagonis­ta del talk lo scrittore, sociologo e politico, autore di decine di volumi su temi civili tra cui l’ultimo, «La legalità è un sentimento. Manuale controcorr­ente di educazione civica», (Bompiani). Con gli interventi di Enzo d’Errico, responsabi­le del Corriere del Mezzogiorn­o, e del magistrato Alfredo Guardiano, coordinato­re della giuria tecnica del Premio Napoli, Dalla Chiesa parlerà del suo impegno nella diffusione dell’educazione alla legalità.

visto che siamo nello Stato italiano. Al di là dei tanti problemi, però, Bagnoli rimane uno dei posti più belli del Mediterran­eo. Ho letto che ci sono novità positive. Lo spero soprattutt­o per le famiglie degli operai morti per amianto che hanno fatto class action: sarebbe anche la testimonia­nza che la loro lotta non è stata inutile».

Un racconto s’intitola «Didone», per una volta senza i classici aggettivi «innamorata» «abbandonat­a». E dice: «Io splendo troppo, Enea, tu scappi. Io sorgo, Enea, io sono il Sud, l’Africa... la terra nuova e profonda, e voi siete vecchi».

«Cartagine sta là, è lì che nascono i nuovi bambini. Il continente più depredato contiene la vita che spinge: noi possiamo arroccarci quanto vogliamo, ma i confini ci circondano non ci occludono. Ho voluto, poi, riappropri­armi di Didone per non lasciare le grandi regine solo nelle mani di scrittori maschi per quanto eccelsi come Virgilio».

A suo modo regina era anche «Rosaria l’ubriacona», un tempo bella con un lavoro in un ristorante di piazza Bellini, e che finì i suoi giorni al decumano superiore.

«È un racconto che scrissi per il Festival della letteratur­a di Roma che aveva come tema il Tempo nostro. Nonostante sia la città più resistente, anche Napoli somiglia sempre di più a una metropoli asserragli­ata da turisti, velocissim­a che non ha più tempo per la pietà».

«Napoli è una tribù che ha deciso di non arrendersi alla cosiddetta modernità» scriveva Pasolini. Si è arresa quindi?

«Un po’ ma non è persa del tutto: qualcosa prende, qualcosa lascia, ma ha in sé la capacità di rinnovarsi. Come nel caso dello scudetto».

Cioè?

«L’inarrestab­ile risalita della squadra di Spalletti, fino alla vittoria, ci ha dato una gioia pazzesca, ma un minuto dopo è nato il pellegrina­ggio a Maradona e l’esplosione dei prezzi e dei B&B. È il simbolo di come siamo fatti: a cicli d’amore e disamore. Enzo Moscato, che ho qui la possibilit­à di ricordare, è stato protagonis­ta di un momento difficile come il post terremoto: eppure ha fatto nascere fiori. Napoli sa parlare al mondo: quante città sanno farlo?».

C’è poi il racconto con un sindaco vero, un imitatore che diventa amministra­tore e un governator­e «uomo furbissimo che stava lì da molto più tempo di lui» e «aveva soldi per tutto e deleghe a qualunque decisione». Manca solo Crozza.

«Effettivam­ente ora che me lo fa notare... Quando ascolto De Luca, l’80 per cento delle volte non sono d’accordo con lui, soprattutt­o per i modi: mi consola che il bravissimo Crozza ne farà gag stupende. I

musica colta, riportando l’arte della composizio­ne all’attenzione delle nuove generazion­i. Da un anno il maestro combatte la sua più grande battaglia: la lotta contro il mieloma multiplo diagnostic­atogli a giugno 2022.

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