Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tarasco: «L’Archivio di Stato di Napoli è un modello in Italia»
Archivio di Stato di Napoli, Martedì Grasso. C’è chi, chiacchierando, di chiostro in chiostro raggiunge la Sala Filangieri per la presentazione di L’amore necessario di Marcello Veneziani; altri si immergono nelle visioni digitali, ma non per questo meno poetiche, di Pasiòn Picasso, e ancora c’è chi è venuto per l’altra esposizione in corso, A 80 anni dalle Quattro giornate, con toccanti testimonianze video sulle stragi di civili che parlano al presente. È un pezzo vivo di città l’ex monastero che accoglie il nuovo direttore generale degli Archivi, alla sua prima uscita in Campania. «È la mia regione — dice — e questo è un luogo che unisce storia, arte, memoria ed esercita un grande fascino». Antonio Tarasco, classe 1975, nato ad Aversa, ordinario di diritto amministrativo, nel governo Draghi vice capo gabinetto del ministro per il Sud, e in quello Meloni, è già stato capo dell’ufficio legislativo del Mic. La sua visione su presente e futuro degli archivi appare dinamica: «È essenziale che, come qui a Napoli, gli archivi si aprano sempre più alle città, garantendo la più ampia conoscenza di quello che possiedono: ci sono ancora tesori da svelare — e studiare —, non solo “carte” ma anche monete, pergamene, stemmi... Le tante sedi italiane, devono diventare riferimento oltre che per gli specialisti, dei cittadini: come accade per i musei». In questo, l’Archivio di Stato di Napoli, diretto da Candida Carrino, si è portato avanti con il lavoro. «Non è un caso se sono qui, in questo ex monastero dei Santi Severino e Sossio che insiste, come la sede della Soprintendenza Archivistica regionale a Palazzo Carafa, nel centro storico patrimonio Unesco. Luoghi d’arte — come altri in Italia anche se non sempre così belli — che custodiscono un patrimonio di memorie unico. Con i suoi programmi culturali, la scuola archivistica, la sua produzione scientifica (lo dice maneggiando l’Inventario d’Avalos che gli ha appena consegnato il soprintendente Gabriele Capone e la bella rivista Grand’A curata da Carrino ndr) — posso dire che l’Archivio di Napoli è un modello virtuoso e innovativo che può essere di ispirazione anche per gli altri». Sempre in affanno di personale, presto gli archivi avranno un’iniezione di forze nuove: «Sì — assicura — grazie a chi mi ha preceduto entreranno in servizio 240 archivisti in tutta Italia e, in proporzione, anche in Campania. Penso, inoltre, a una reingegnerizzazione dei processi in cui il digitale deve avere un ruolo importante perché gli archivi si saturano e rischiano di restare inconsultabili». Lei è un giurista per gli Archivi. «Sono un giurista specializzato nella gestione del patrimonio culturale, sono una sorta di prototipo».