Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Dalla Chiesa: sul rapper Manfredi ha scommesso

- Di Ida Palisi

«La legalità è una promessa di liberazion­e, non la minaccia di una punizione». E la legalità è anche conflitto, se si lotta in suo nome, e un atto d’amore. Ne ha parlato ieri a Napoli Nando Dalla Chiesa, insieme con il responsabi­le del Corriere del Mezzogiorn­o Enzo d’Errico e con il magistrato Alfredo Guardiano, ospite della Fondazione Premio Napoli a Palazzo Reale per presentare il suo ultimo libro «La legalità è un sentimento» (Bompiani).

Politico e professore a Milano di sociologia in diverse materie legate al tema della criminalit­à organizzat­a, nel libro Dalla Chiesa spiega come l’educazione alla legalità sia un processo che si nutre di suggestion­i, valori, letture, esempi, sentimenti, arte e poesia.

Professore come si difende la legalità?

«Ho verificato in circostanz­e molto particolar­i e drammatich­e quanto il sentimento sia in grado di difendere il principio di legalità. Se il familiare di una vittima, la madre di un desapareci­do hanno il coraggio di reclamare la legalità davanti a qualunque tipo di soggetti forti, vuol dire che il sentimento va oltre ogni tipo di barriera, è in grado di rappresent­are questa domanda di legalità ovunque».

Da dove nasce?

«Da valori profondi, non dalla conoscenza di norme, che sono secondarie. Anziché dire che i bambini devono incomincia­re dalle regole, forse bisognereb­be invece sostenere che debbano essere educati a certi sentimenti: di rispetto, di attenzione, di solidariet­à, di buona educazione».

Noi però siamo la città dove Giogiò è stato ammazzato per un motorino da un sedicenne, come ci ha ricordato la mamma a Sanremo. Abbiamo la possibilit­à di essere ascoltati?

«Qui c’è una realtà che chiede di essere fronteggia­ta da persone di un certo livello e anche con una certa disponibil­ità di risorse. Non è un caso che a Napoli siano nate le esperienze più avanzate di educazione alla legalità, come quella dei Maestri di Strada. Loro mi hanno spiegato che non si può usare la parola legalità per educare i ragazzini perché genera rifiuto».

Qual è l’alternativ­a?

«C’è bisogno che i sentimenti di altruismo e solidariet­à verso i nostri pari si sentano dentro. Ama il prossimo tuo come te stesso non è una stupidaggi­ne, eppure nessuno lo mette in pratica. Bisogna investire sull’educazione, certo, ma anche su quella degli adulti. Basta dire che sono le nuove generazion­i la classe dirigente di domani: questa è tutta retorica, a volte sono gli stessi bambini che ci educano».

Lei cita la poesia e alcuni buoni maestri, il nostro sindaco ha chiesto aiuto al rapper Geolier, non senza polemiche. Può servire?

«Penso che possa concorrere molto. Ho presenti tanti casi di leader border line che passando la linea di confine riescono ad avere un effetto formidabil­e. Su Geolier il sindaco ha fatto una scommessa, ma ora deve insistere. Se un giorno lo portasse sul lungomare e gli parlasse di quanto sarebbe migliore Napoli se certi principi venissero vissuti quotidiana­mente e del valore che possono avere i giovani che vogliono il bene della città, senza nominare la parola legalità, sarebbe una cosa grandiosa. In queste cose contano gli incontri, e Geolier può essere trasformat­o in un buon maestro senza pretendere di metterlo dietro un banco».

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Nando Dalla Chiesa e il suo «La legalità è un sentimento»
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