Corriere del Mezzogiorno (Campania)
IL CAPORALATO È IL VERO NEMICO
La protesta degli agricoltori esprime un malessere avvertito da tempo. Nei giorni scorsi è giunta prorompente a Napoli, su via Marina, con cento trattori provenienti da tutta la Campania. Come diceva Totò, «purtroppo io mangio». È una verità che spesso trascuriamo, assorbiti da una modernità che abbaglia. Eppure l’agricoltura è settore primario per l’assoluta necessità dei suoi prodotti. Per diversi anni ho insegnato Storia dell’agricoltura cercando di spiegare agli studenti la massima importanza di questo ambito produttivo. E scoprivo che tanti ragazzi non avevano più nessun contatto con la terra. Anche se vi era interesse a capire un mondo avvolto da un’ingiusta marginalità. L’agricoltura però non si può identificare con qualcosa di arretrato. Ce ne stiamo accorgendo in questi giorni ascoltando gli agricoltori, spesso giovani che si caratterizzano per uno stile nel complesso ragionevole nel modo di affrontare la questione, soffermandosi su riflessioni comprensibili presso l’opinione pubblica. Anche il gesto di offrire cibo alla mensa dei poveri è in linea con questo comportamento. Ecco perché di fronte a questi atteggiamenti risalta come un chiaro elemento di contraddizione il lavoro insopportabile che spesso i braccianti sono costretti a subire. Si può obiettare che ciò scaturisce dalla compressione dei costi cui il settore agricolo è obbligato ad allinearsi in risposta alla concorrenza internazionale e al dovere soggiacere alle imposizioni della filiera. Sono argomentazioni che però non giustificano condizioni di impiego quasi servili.
Arrivano i primi scricchiolii del fronte che il presidente Vincenzo De Luca sta mettendo insieme contro il provvedimento del ministro Calderoli. La manifestazione di oggi a Roma contro l’autonomia differenziata rischia, infatti, di dividere i sindacati. In piazza ci saranno la Cgil, ma senza bandiere, e la Uil; la Cisl ha scelto, invece, di non aderire.