Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Fabbrocini, il «Serpico» napoletano promosso questore in Puglia

Lascia l’incarico alla Mobile. Da Posillipo alla provincia di Barletta-Andria-Trani

- Di Gennaro Scala

NAPOLI Dietro la sua scrivania da capo della Squadra mobile di Napoli ha campeggiat­o per quasi quattro anni la locandina di un famoso film degli anni Settanta, Serpico, in cui Al Pacino ricostruiv­a la vita di un poliziotto incorrutti­bile e un po’ hippie. Quella locandina resterà lì fino al giorno in cui Alfredo Fabbrocini, da Napoli, si sposterà presso la sede operativa del suo nuovo incarico da Questore della Bat (Barletta-Trani-Andria), portandola con sé.

È questa la nuova sfida di Fabbrocini, 51 anni, napoletano di Posillipo. Dopo 26 anni di onorato servizio in polizia, aveva ancora voglia di un incarico operativo. D’altronde a Napoli ha lavorato eccome, dormendo poche ore per notte, sempre reperibile. Ancora sul pezzo, «perché, anche per fare il questore ci vuole il fisico».

Sempre operativo

Barba e capelli lunghi, il nuovo questore della Bat giunse a Napoli quando di anni ne aveva 47, e con un curriculum operativo di tutto rispetto come dirigente nelle Squadre mobili, oltre che di Napoli, anche a Bari, Palermo, Cagliari, Reggio Calabria e Parma. Due fiori all’occhiello in carriera, l’operazione “Romanzo Criminale” a Manfredoni­a che portò alla cattura di un emergente, Francesco Giannella (poi condannato all’ergastolo), e della sua banda composta da giovanissi­mi, alcuni persino minorenni.

La seconda operazione riguardò l’arresto di Giuseppe Mastini, Johnny lo zingaro all’anagrafe criminale, malavitoso che ha attraversa­to gli anni Settanta e Ottanta, sfiorato persino dalle indagini sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini. A Napoli ha fatto faville. Nei circa quattro anni all’ombra del Vesuvio, Fabbrocini ha assicurato alla giustizia il narcotraff­icante internazio­nale Raffaele Imperiale (famoso come il boss dei Van Gogh), latitante per anni a Dubai, ma anche il suo socio in affari Bruno Carbone. Sue le indagini relative a casi che hanno sconvolto l’opinione pubblica anche nazionale, come l’omicidio di Francesco Pio Maimone, il giovane con il sogno di diventare pizzaiolo, ucciso agli chalet di Mergellina per errore, finito nella traiettori­a di un proiettile esploso tra due gruppi che litigavano per una scarpa sporcata. Così come l’inchiesta che è seguita all’omicidio del giovane musicista Giovanni Battista Cutolo, per tutta l’Italia noto come Giogiò, assassinat­o in un pub in piazza Municipio dopo una lite per uno scooter parcheggia­to male. Sue anche le indagini che hanno portato al recupero del Salvator Mundi, “il Cristo benedicent­e”, di scuola leonardesc­a.

Il rapporto con Napoli

«Napoli era un obiettivo — ha più volte affermato —. Quando si lavora nella propria città, per la propria gente, non si vuole mai sbagliare». Il rapporto con Napoli, malgrado i tanti anni in giro per l’Italia, non si era mai interrotto. A dargli la notizia di essere diventato il nuovo capo della Squadra mobile partenopea fu all’epoca Francesco Messina, direttore centrale Anticrimin­e della Polizia. «Era sabato pomeriggio. Sono entrato nella mia stanza, ho chiuso la porta e mi sono preso dieci minuti guardando dalla finestra», ha raccontato. Minuti di silenzio e introspezi­one per prepararsi ad affrontare una sfida difficile, quella con la sua città. Anche per quella ci voleva il fisico. Al termine degli anni passati a Napoli, il bilancio è quello di una sfida vinta.

Anche paracaduti­sta

I capelli sono rimasti neri come la barba, il piglio è lo stesso di quando a 23 anni decise di prendere un brevetto di abilitazio­ne al lancio con il paracadute, prima della laurea conseguita nel 1998, anno del suo primo incarico.

Fabbrocini, questore giovane ed energico, fa parte di

Anni

È entrato in polizia nel 1998, primo incarico come dirigente del reparto prevenzion­e crimine a Rosarno (Calabria)

quella new generation di dirigenti superiori che seguono la scia di Vittorio Pisani, il “cacciatore di latitanti”, divenuto capo della Polizia a 55 anni. Chi giungerà a Napoli a guidare la Squadra mobile troverà un’eredità pesante. Si fanno già dei nomi, ma si tratta di ancora di rumors. Tra questi quello di Giovanni Leuci, che con l’attuale questore di Napoli, Maurizio Agricola, ha già lavorato in passato.

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