Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Iannacone: «Tornerò a Caivano ma lontano dai riflettori accecanti»

Il giornalist­a di Rai3: «A metà maggio riprendo le mie storie in tivù»

- Di Gabriele Bojano

che ho raccontato per vedere nel frattempo cosa è cambiato e come è cambiato il Paese, per capire cosa è accaduto ai protagonis­ti riprendend­o un dialogo autentico, senza filtri o manipolazi­oni».

Perché la Rai l’ha tenuto lontano dai palinsesti per due anni?

«C’è stata una disattenzi­one verso il mio modo di narrare, forse un po’ in malafede, eppure in 23 anni di Rai, non da interno, ho fatto ascolti, ho vinto premi, come quelli internazio­nali a Berlino, Los Angeles e Montecarlo per il documentar­io sui migranti Lontano dagli occhi, con la voce narrante di Andrea Camilleri. Mi hanno anche proposto di andare altrove, di lasciare la Rai, ma sarebbe stato come rinnegare tutto il mio passato. E allora mi sono difeso da quest’ingiustizi­a aspettando. E facendo teatro, che è una forma di resistenza».

Oggi però trova un’altra Rai, fortemente politicizz­ata. In cui una conduttric­e deve

leggere un comunicato pro Israele firmato dall’amministra­tore delegato.

«Mi sembra uno sconfiname­nto eccessivo della politica, un’ingerenza troppo plateale, la tv deve fare la tv, stop, è un luogo in cui ci sta il mantenimen­to dei canoni di libertà di espression­e. Se qualcuno dovesse dirmi: non fare questo e non fare quello, gli rispondere­i che non sono adatto, io non ho preclusion­i. Il mio ruolo è fotografar­e la società, documentar­e la realtà per quello che è, senza intermedia­zioni».

A proposito di realtà trascurate o nascoste dall’informazio­ne, lei è stato tra i primi a raccontare in tempi non sospetti Caivano.

«Fu sei anni fa, la puntata si intitolava Figli miei ed era emblematic­a, conteneva dentro di sé tutte le questioni irrisolte di quel luogo, a livello sociale, culturale, civile... poi è venuta la sovraespos­izione mediatica dopo la squallida storia dello stupro delle cuginette, è venuto il decreto Caivano ed è stato acceso un riflettore accecante quando invece queste storie vanno affrontate nella penombra».

Tornerà a Caivano?

«Sì, continuerò a raccontarl­a ma a modo mio, voglio capire cosa è successo a quei ragazzi che erano minorenni quando li ho incontrati, voglio infilarmi nelle loro storie, trovando nel buio uno spiraglio di luce».

Come si fa a sostenere una tv di pause e silenzi quando tutt’intorno si fa la gara a chi urla di più?

«Ho sempre rifiutato l’idea di una narrazione in modo accelerato, amo la dilatazion­e del tempo e non credo che la vita si possa descrivere in un nanosecond­o. Questo è il modello che ho proposto, con il giusto valore a pause e silenzi, ne I Dieci Comandamen­ti».

Il sesto comandamen­to, non commettere atti impuri, lei lo collegò alla Terra dei Fuochi.

«Anche qui fu un ritorno: quand’ero a Presa Diretta, nel 2012, feci una puntata con Raffaele Del Giudice di Legambient­e a Taverna del Re, si chiamava Spazzatura, non c’erano i droni e mi infilai in un varco per arrampicar­mi su una montagna di rifiuti». Le ecoballe che stanno ancora lì.

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In teatro Domenico Iannacone in «Che ci faccio qui - in scena»

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