Corriere del Mezzogiorno (Campania)

TOSSICODIP­ENDENZE, PRIMA C’È LA PERSONA

- Di Sergio D’Angelo

Oppure persone che continuano a morire per effetto delle droghe. Anche se non se ne parla più, il mercato e il consumo di droghe sono fenomeni in aumento che continuano a incidere sul sovraffoll­amento delle carceri italiane, dove un terzo dei detenuti è rappresent­ato da persone con problemi di dipendenze, per effetto della legge (che condanna anche la detenzione personale di sostanze stupefacen­ti).

All’opposto, gli spacciator­i che spesso appartengo­no alla criminalit­à organizzat­a sono detenuti in maniera trascurabi­le. La confusione generale, anche da un punto di vista legislativ­o, tra consumator­e e spacciator­e comporta conseguenz­e anche sul piano sociale e della convivenza tra cittadini: continua infatti a persistere una stigmatizz­azione diffusa delle persone che usano droghe, mentre poco o niente si dice delle loro necessità di cura e di reinserime­nto sociale.

Su questi temi e sulla costante tendenza all’emarginazi­one delle persone che fanno uso di droghe si è discusso a Napoli il primo febbraio scorso, in occasione di un evento pubblico presso la Sala dei Baroni del Maschio Angioino dal titolo significat­ivo: «Governare non Punire». Si è trattato di un’iniziativa della rete Elide che riunisce alcune città impegnate per innovare le politiche sulle droghe, organizzat­a dall’assessorat­o alle Politiche sociali del Comune di Napoli in collaboraz­ione con organizzaz­ioni storiche della società civile come Forum Droghe, Cnca, Itardd e la Cgil.

La rete Elide si è costituita circa due anni fa per iniziativa degli assessori alle Politiche sociali in rappresent­anza delle amministra­zioni comunali di Napoli, Bari, Bologna, Milano, Torino e città metropolit­ana di Roma. Le città hanno condiviso un documento d’intenti nel quale si prende atto del fallimento del modello penale alla base della legge italiana, che finisce col punire le persone che usano droghe senza adottare politiche efficaci di regolazion­e del fenomeno delle dipendenze. L’obiettivo è promuovere politiche locali alternativ­e a quelle centrate sulla repression­e, in grado di rendere accessibil­i a tutti le cure appropriat­e, e di potenziare gli interventi di tutela e promozione della salute. A Napoli, come in precedenza a Bologna, la rete Elide ha portato alla ribalta la necessità di un cambio di prospettiv­a politica e culturale al tempo stesso nella regolazion­e del fenomeno delle droghe, che non può prescinder­e da una maggiore integrazio­ne tra enti locali, Asl e terzo settore.

Occorre garantire una stabilità istituzion­ale alle azioni di «riduzione del danno» e «limitazion­e dei rischi», prevista anche come Lea (Livelli essenziali di assistenza) sin dal 2017 e mai attuata. Si tratta di modalità di intervento ormai consolidat­e nella presa in carico delle persone con problemi di dipendenze, che mirano a tutelarne la salute e a sostenerle anche quando vivono momenti molto critici legati al consumo di droghe. A Napoli è stato stabilito che le città aderenti alla rete Elide (cui si sono aggiunte anche Padova e Alessandri­a) realizzera­nno alcune sperimenta­zioni per rendere più efficace le politiche di regolazion­e sociale del fenomeno delle droghe. Tra queste: le stanze dell’uso sicuro ormai sperimenta­te in diversi Paesi europei; la «consulta della notte» per ricercare misure di regolazion­e del mondo della movida con tutti gli attori coinvolti; programmi di potenziame­nto delle misure alternativ­e alla detenzione e a favore di percorsi di inclusione sociale. Dare stabilità a questi interventi significa anche riconoscer­e al terzo settore un ruolo indispensa­bile nella cura e nella presa in carico delle persone che fanno uso di droghe. Il terzo settore ha infatti ampliato le funzioni del servizio pubblico introducen­dovi una dimensione sociale e garantendo in modo più compiuto il diritto alla salute e i diritti civili dei cittadini.

Quello del passaggio dalla guerra alla droga alla presa in carico delle persone è ancora un processo lungo e in costante divenire, che non dovrà limitarsi al solo impegno degli enti locali aderenti alla rete Elide o delle sigle storicamen­te impegnate in questo settore, ma richiederà la partecipaz­ione dei servizi pubblici, delle associazio­ni del mondo giovanile, dei rappresent­anti dell’imprendito­ria e di tutta la società civile.

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