Corriere del Mezzogiorno (Campania)
TOSSICODIPENDENZE, PRIMA C’È LA PERSONA
Oppure persone che continuano a morire per effetto delle droghe. Anche se non se ne parla più, il mercato e il consumo di droghe sono fenomeni in aumento che continuano a incidere sul sovraffollamento delle carceri italiane, dove un terzo dei detenuti è rappresentato da persone con problemi di dipendenze, per effetto della legge (che condanna anche la detenzione personale di sostanze stupefacenti).
All’opposto, gli spacciatori che spesso appartengono alla criminalità organizzata sono detenuti in maniera trascurabile. La confusione generale, anche da un punto di vista legislativo, tra consumatore e spacciatore comporta conseguenze anche sul piano sociale e della convivenza tra cittadini: continua infatti a persistere una stigmatizzazione diffusa delle persone che usano droghe, mentre poco o niente si dice delle loro necessità di cura e di reinserimento sociale.
Su questi temi e sulla costante tendenza all’emarginazione delle persone che fanno uso di droghe si è discusso a Napoli il primo febbraio scorso, in occasione di un evento pubblico presso la Sala dei Baroni del Maschio Angioino dal titolo significativo: «Governare non Punire». Si è trattato di un’iniziativa della rete Elide che riunisce alcune città impegnate per innovare le politiche sulle droghe, organizzata dall’assessorato alle Politiche sociali del Comune di Napoli in collaborazione con organizzazioni storiche della società civile come Forum Droghe, Cnca, Itardd e la Cgil.
La rete Elide si è costituita circa due anni fa per iniziativa degli assessori alle Politiche sociali in rappresentanza delle amministrazioni comunali di Napoli, Bari, Bologna, Milano, Torino e città metropolitana di Roma. Le città hanno condiviso un documento d’intenti nel quale si prende atto del fallimento del modello penale alla base della legge italiana, che finisce col punire le persone che usano droghe senza adottare politiche efficaci di regolazione del fenomeno delle dipendenze. L’obiettivo è promuovere politiche locali alternative a quelle centrate sulla repressione, in grado di rendere accessibili a tutti le cure appropriate, e di potenziare gli interventi di tutela e promozione della salute. A Napoli, come in precedenza a Bologna, la rete Elide ha portato alla ribalta la necessità di un cambio di prospettiva politica e culturale al tempo stesso nella regolazione del fenomeno delle droghe, che non può prescindere da una maggiore integrazione tra enti locali, Asl e terzo settore.
Occorre garantire una stabilità istituzionale alle azioni di «riduzione del danno» e «limitazione dei rischi», prevista anche come Lea (Livelli essenziali di assistenza) sin dal 2017 e mai attuata. Si tratta di modalità di intervento ormai consolidate nella presa in carico delle persone con problemi di dipendenze, che mirano a tutelarne la salute e a sostenerle anche quando vivono momenti molto critici legati al consumo di droghe. A Napoli è stato stabilito che le città aderenti alla rete Elide (cui si sono aggiunte anche Padova e Alessandria) realizzeranno alcune sperimentazioni per rendere più efficace le politiche di regolazione sociale del fenomeno delle droghe. Tra queste: le stanze dell’uso sicuro ormai sperimentate in diversi Paesi europei; la «consulta della notte» per ricercare misure di regolazione del mondo della movida con tutti gli attori coinvolti; programmi di potenziamento delle misure alternative alla detenzione e a favore di percorsi di inclusione sociale. Dare stabilità a questi interventi significa anche riconoscere al terzo settore un ruolo indispensabile nella cura e nella presa in carico delle persone che fanno uso di droghe. Il terzo settore ha infatti ampliato le funzioni del servizio pubblico introducendovi una dimensione sociale e garantendo in modo più compiuto il diritto alla salute e i diritti civili dei cittadini.
Quello del passaggio dalla guerra alla droga alla presa in carico delle persone è ancora un processo lungo e in costante divenire, che non dovrà limitarsi al solo impegno degli enti locali aderenti alla rete Elide o delle sigle storicamente impegnate in questo settore, ma richiederà la partecipazione dei servizi pubblici, delle associazioni del mondo giovanile, dei rappresentanti dell’imprenditoria e di tutta la società civile.