Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Pa’», Lo Cascio voce nitida di una catarsi poetica

- Di Stefano de Stefano

Dall’oscurità del fondosala una piccola figura che indossa una palandrana nera si fa avanti raggiungen­do le scale che portano al palco. Sembra un fantasma pirandelli­ano, ma si trasformer­à subito dopo in una delle voci più lucide del secondo ‘900, che ancora oggi condanna tutti a una dimensione fantasmati­ca, di chi sa o non ha voluto sapere, rifugiando­si nella facile scorciatoi­a dell’oblio. Intorno a questa parabola si sviluppa «Pa’», lo spettacolo nato per il centenario della nascita di Pasolini, e ora in scena al Mercadante fino a domenica. Un’idea partorita fra l’attore Luigi Lo Cascio (foto Pea), che dà voce nitida e corpo minuto al profetico poeta di Casarsa, e il regista Marco Tullio Giordana, che centra perfettame­nte il contrasto fra la lingua plastica e visionaria dei suoi versi (da «La nuova gioventù», «Una disperata vitalità» e altre raccolte), e il nitore di una scena segnata solo da una scrivania, un prato obliquo, un’istallazio­ne di vecchi e inutili oggetti di consumo, calati dall’alto. E in mezzo la sua vita, l’amata madre, il fratello partigiano vittima dei Gap, il pallone, l’omosessual­ità. Passando dai giovanili anni in Friuli all’interrogat­orio per atti osceni, dalla luce di Roma alle controvers­e scelte politiche e infine la morte, più volte evocata come catarsi. Tema che si fa metafora di ideali smarriti e facili rese, al centro di un’ellisse poetico, e mai ruvidament­e narrativo, che lega l’iniziale lettera sulla Crocefissi­one («Nelle mie fantasie affiorava espressame­nte il desiderio di imitare Gesù nel suo sacrificio (…) di essere condannato e ucciso benché affatto innocente»), fino all’inquietant­e previsione di «Memorie»: «Sono come un gatto bruciato vivo, pestato dal copertone di un autotreno, impiccato da ragazzi a un fico».

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