Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Al San Carlo di scena sorellanza e complicità
interprete di Donna Anna e Selene Zanetti, che dà voce a Donna Elvira. «Donna Anna è due volte vittima: di un abuso sessuale e dell’omicidio del padre; è per questo che posticipa le nozze con Don Ottavio – racconta Mantegna - ed è ferita nel profondo e reagisce con severità». Zanetti descrive l’altra nobildonna: «Donna Elvira viene da Burgos, la antica capitale di Spagna e rivendica titolarità e diritti di legittima consorte. Non è una guastafeste che sopraggiunge a scombinare tresche e amplessi di Don Giovanni, è una donna che instaura solidarietà con le altre donne vittime o potenziali tali, di abusi da parte dei maschi. Eppure, il suo amore per il dissoluto resta intatto fino alla fine». Mantegna trae le conclusioni con grande lucidità: «Certo, nella lettura di Martone si individua una sorellanza diffusa, anche interclassista, se si pensa a Zerlina, tra tutte le donne. Si tratta di un atteggiamento e di un sentimento decisivi nell’opporsi alle violenze».
Solidarietà e complicità sul fronte maschile manifestano Andrzej Filonczyk, ovvero Don Giovanni, e Krzysztof Baczyk, alias Leporello.
«Siamo molto amici nella vita e questo sentimento ci aiuta anche sul palco – racconta Baczyk – da oltre dieci anni, fin dai tempi di Varsavia». «Mi aiuta molto l’amicizia con Krzysztof, giova nei travestimenti e negli scambi di identità di cui sono protagonisti i personaggi – racconta Filonczyk - ma ciò che più mi sostiene è l’ottima intesa con Mario Martone, instauratasi due anni fa in «Il Barbiere di Siviglia» a Roma».
Come dal tempo di Mozart sia cambiato il significato delle parole di Don Giovanni: «È aperto a tutti quanti, Viva la libertà!», lo spiega Filonczyk: «Non saprei andare così indietro nel tempo, anche se già da Mozart a Rossini si notano differenze di visione politica, e in senso conservatore nel Barbiere, ma, più vicino a noi, penso a cosa abbia significato per mio padre, in Polonia, quel “Viva la Libertà” e cosa fosse quell’apertura a tutti quanti, che come popolo, ci faceva sentire vicini alla Germania, vale a dire all’Europa e ai suoi valori».