Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Luca marcia con i sindaci a Roma Litiga con la polizia: «Uccideteci tutti»
Meloni: «Meglio se lavorasse». Il governatore la insulta. Mastella si dissocia. Imbarazzo nel Pd "
De Luca Il deputato Foti sarà querelato, falso che la Campania ha speso il 24% del FSC
"Crozza e l’originale Il presidente a volte fa un po’ troppo Crozza, ma anche la premier quando era all’opposizione non usava toni pacati. Ora con un tavolo tecnico si arrivi all’intesa, Comuni a rischio
Quella che segue è la cronaca, stringata, di una giornata surreale tra i Palazzi (chiusi) e le strade romane (piene). Alle 11 e 30 Vincenzo De Luca fa il suo ingresso a piazza Santi Apostoli a Roma. Lo aspetta un palco, un megafono e 10 bus che hanno portato a Roma gli amministratori campani. Sindaci di piccoli comuni, per lo più, a parte Carlo Marino (Caserta), Enzo Napoli (Salerno), Clemente Mastella (Benevento). Grande assente il primo cittadino di Napoli, Gaetano Manfredi, al suo posto c’è Teresa Armato che però evita cautamente il corteo.
E proprio il democristiano Mastella in serata si dissocia «dai modi e dalle forme che a un certo momento la protesta ha assunto. Il Rubicone del sacrale rispetto delle istituzioni e delle persone non deve essere oltrepassato». Riferendosi all’insulto deluchiano, ma anche alla drammatizzazione dell’evento. Che parte, appunto, come una protesta di piazza con i soliti slogan: «L’autonomia è una legge truffa», «Basta col racconto infame per il quale al Nord c’è la virtù e al Sud i miserabili e i cialtroni», «La dignità del Sud non è in vendita men che mai quella della Campania e di Napoli. Meloni ha dimostrato disprezzo per il Sud». Annunciando uno stato di agitazione permanente, fin quando il nemico numero uno Raffaele Fitto non firmerà l’accordo per lo sblocco dei Fondi Sviluppo e Coesione. Fin qui tutto bene. I dem Marco Sarracino, Antonio Misiani, Susanna Camusso e Pina Picierno tirano un sospiro di sollievo, prima della tempesta. Al Nazareno c’è irritazione: «De Luca ha ragione nella sostanza, ma i toni non sono assolutamente condivisibili», la sintesi del responsabile Mezzogiorno del Pd.
Quando parte un corteo le cose iniziano a cambiare. Alla Questura di Roma è stata annunciata una delegazione, si ritrova una folla urlante. Che viene bloccata ad inizio di via del Corso. De Luca interviene e già gli animi si scaldano. La strada dei Palazzi romani viene bloccata.
A Largo Chigi, sotto la sede del ministero della Coesione, il governatore bussa al citofono. Nessuno risponde, nessuno apre, nessuno lo incontra. Per una mezzoretta c’è il tentativo di Mario Morcone, suo assessore, ma soprattutto prefetto di farsi garante e portavoce. Faccia mesta, nessuno incontrerà la delegazione campana. Una nota del ministro Fitto in cui spiega che l’unico che non si siede al tavolo è De Luca, fa perdere completamente le staffe al governatore campano. Che se la prende con i funzionari di polizia presenti: «Dite a questi conigli di aprire il portone che dobbiamo andare a fare una richiesta», «lei non fac«Noi
sindaci mercoledì abbiamo incontrato il ministro Fitto e con garbo istituzionale gli abbiamo esposto le nostre preoccupazioni e le nostre problematiche, così come avevamo già fatto con il presidente De Luca. Sono tutti convinti che si possa arrivare a sbloccare la situazione, bisogna solo lavorarci».
Seguendo quale rotta?
«Con un tavolo tecnico serio che affronti le divisioni. Da una parte la Regione rivendica la programmazione unitaria e dalsto. il Governo vuole intervenire nel dettaglio degli interventi. Una mediazione è possibile a partire dalla disponibilità delle parti in causa».
C’è la disponibilità?
«Sì. Ad esempio tra le tante cose dette ieri da De Luca ci docia il pinguino con me — urla a un funzionario —, avete bloccato i sindaci che stavano camminando. E basta». Nulla da fare. Il corteo si sposta ancora, verso Palazzo Chigi e Montecitorio, due piazze chiuse da cordoni di polizia e transenne. La ressa, c’è, eccome. La calca, gli spintoni anche.
Il popolo di De Luca preme per entrare. «Ci dovete caricare, uccidere», grida il presidente che passa ovviamente. Ma sindaci e umanità varia no restano fuori. Giorgia Meloni dalla Calabria sbotta: «Se invece di fare le manifestazioni ci si mettesse a lavorare forse si potrebbe ottenere qualche risultato in più». La scena successiva: De Luca solo davanti a Montecitorio. Entra vremmo concentrare sulla sua dichiarazione di disponibilità a firmare l’accordo in una settimana, un segnale di apertura. A noi interessa questo, non i colori politici».
I sindaci di centrodestra li ha sentiti?
«Certo. Io rappresento tutti i sindaci e in questa battaglia siamo tutti insieme oltre le appartenenze di partito, per questo il nostro obiettivo è quello di far dialogare le parti».
Una mission impossible?
«Capisco che oggi è difficile dal punto di vista umano e per questo abbiamo proposto un tavolo puramente tecnico».
Servirebbe comunque abbassare i toni?
«Sicuramente, ma è dialettica politica. Il presidente De Luca a volte fa un po’ troppo Crozza, ma anche la presidente Meloni quando era all’opposizione non aveva toni pacati. Comunque a noi sindaci non importa se De Luca e Meloni vadano a prendere un caffè insieme, a noi interessa che tutti lavorino per sbloccare questi 6 miliardi».