Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Stamane tocca al Sannazaro Attesi 500 operatori culturali Assenti San Carlo e Comune La protesta contro il blocco del Fondo Sviluppo e Coesione
I quasi 500 posti del teatro Sannazaro non basteranno. Quello che sarebbe dovuto essere un focus tra coordinatori campani si è trasformato in un’onda di protesta di tutto il comparto cultura e spettacoli.
L’obiettivo è sbloccare i circa 6 miliardi di euro (distribuiti su sette anni di attività) che spettano di diritto alla Regione Campania e che sono fermi per una questione di incompatibilità politica tra Regione e governo nazionale. «Saremo presenti in massa — dichiara il produttore Luciano Stella — mi sono arrivate telefonate di registi napoletani che vivono e lavorano fuori e che vogliono esserci. Come me, innanzitutto da cittadini. Non si può stare zitti né fermi di fronte a questi tagli che rappresentano, all’interno della questione più ampia dell’autonomia differenziata, una condanna fortissima a tutto il mondo del cinema, dello spettacolo e della cultura». «È una battaglia per la difesa del lavoro perché il boom cinematografico e televisivo a Napoli non è solo un fenomeno culturale ma anche un’industria dai grandi numeri e dalle forti ricadute economiche e lavorative, oltre che importante volano per il turismo», dice Stella, produttore di film di successo tra cui il pluripremiato “Nostalgia” con Pierfrancesco Favino. «Sono tanti i progetti di film e serie tivù che abbiamo in cantiere — conclude — e quando andremo a fare domanda di finanziamento alla Regione non troveremo fondi. Questi tagli rischiano di metterci davvero in ginocchio».
In prima linea anche Marisa Laurito, che ieri ha partecipato alla manifestazione a Roma: il Trianon Viviani, teatro di Forcella dove si svolgono anche attività per i ragazzi difficili, vive soprattutto grazie ai finanziamenti regionali. «Bisogna che il Governo comprenda — dice Laurito — che sta gettando in strada intere famiglie, centinaia di migliaia di
persone che a vario titolo lavorano in questo settore. Per noi del Trianon è un problema molto serio, non solo perché il blocco ci sta impedendo di procedere con la programmazione, ma anche perché mette a rischio anche le attività sociali, con tanti giovani che hanno bisogno della cultura per uscire da situazioni di forte disagio».
E mentre dal Teatro di San Carlo arriva un prudente «no comment» (ieri c’è stata anche la prima del Don Giovanni per la regia di Mario Martone) e dal Comune di Napoli fanno sapere che non sarà inviato alcun rappresentante, non fa mancare invece il suo sostegno la Uil che sarà presente con il segretario generale Giovanni Sgambati e con quello dei lavoratori della Comunicazione Massimo Taglialatela. «Ipotizzare che i teatri — spiega — possano avere anche un solo euro in meno significherebbe condannarli al disastro. Con questi soldi sopravvivono soprattutto teatri come il Trianon e certo il San Carlo, che però gode anche di altri finanziamenti. Per le realtà che vivono in posti di frontiera dove rappresentano anche un baluardo sociale, sono già risorse insufficienti».
Chiede la pace per «evitare di fare scoppiare altri disagi sociali» il fondatore del Giffoni Film Festival Claudio Gubitosi. «La cultura qui al Sud è un patrimonio straordinario che va a beneficio dell’Italia tutta — afferma —. Noi portiamo serenità, fiducia, bellezza, turismo: siamo come un avamposto medico per i mali sociali ed economici. E siamo anche capaci di centuplicare le risorse che ci assegnano, creando lavoro e rappresentando, qui dalla Campania, un caso virtuoso in Europa di come vengono spesi i fondi. Perciò dico a chi ci governa: fate presto – conclude Gubitosi — e cercate di trovare quella coesione che nei fatti non c’è ancora. Io sono in pace ma se servirà mobiliterò tutta la community di Giffoni: stiamo parlando di milioni di persone che si rifiuteranno di far dare uno schiaffo così forte ai giovani».