Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Laurito, Gallo, Rispo, Cappuccio Al Sannazaro va in scena la rivolta «La cultura per i politici è zavorra» Attori, registi e produttori: «Situazione gravissima, i fondi sono essenziali»

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periferia culturale, sociale ed economica del Paese, bloccando i finanziame­nti del fondo di coesione. «La cultura è una parola magica che diventa una zavorra di cui ligista

in un Paese dove il 75 per cento dei politici non entra nei teatri, non legge libri, non ama l’arte e considera gli artisti una piattaform­a di disturbato­ri» ha chiosato il ree direttore del Campania Teatro Festival Ruggero Cappuccio, ricordando dal palco anche le migliaia di persone che seguono le iniziative culturali direttamen­te riconducib­ili alla Regione, tra cui quelle per le persone disagiate.

Che la cultura sia un volano per l’economia ieri lo hanno ribadito tutti, a partire da Marisa Laurito, la leader morale di questa protesta, in prima linea anche alla manifestaz­ione di Roma contro l’Autonomia differenzi­ata. «La situazione è gravissima, siamo in una difficoltà enorme. Questi fondi sono un nostro diritto, servono alle piccole e medie imprese della cultura, così ci stanno affamando» ha detto l’attrice e direttrice del teatro Trianon Viviani, seguita poi dal patron del festival di Giffoni Claudio Gubitosi e dai produttori Luciano Stella e Francesco Pinto. «Se Roma è la Hollywood italiana del cinema, Napoli è New York, perché il nostro territorio è in grado di avere narrazioni di tutti i tipi che ci rendono la capitale del cinema indipenden­te. È un momento delicatiss­imo e non possiamo stare fermi» ha ribadito Stella mentre Pinto, già direttore del centro di produzione Rai di Napoli e oggi a capo della società Picomedia (che produce fiction di successo come «Mare fuori») ha parlato di «eliminare la parola “fondi”, si tratta di investimen­ti che significan­o sviluppo e cultura. Essere uniti in questa battaglia è quasi un obbligo perché l’immaginari­o dell’Italia, piaccia o non piaccia, è Napoli. Siamo abituati a maneggiare l’industria culturale dal ‘700: con questa città e questo territorio bisogna fare i conti».

In platea si sono visti, tra gli altri, gli attori Massimilia­berarsi, no Gallo, Patrizio Rispo, Enzo Decaro, Marco Mario De Notaris, il giudice Alfredo Guardiano, il presidente della Fondazione Ravello Dino Falconio, il direttore del teatro Verdi di Salerno Antonio Marzullo e quello amministra­tivo del teatro Mercadante di Napoli Mimmo Basso, l’assessore alla Cultura del Comune di Caserta Enzo Battarra, padre Antonio Loffredo, rappresent­anti del Meeting del Mare, del Comicon e del festival della Letteratur­a di Salerno. «La Campania è la seconda regione del comparto audiovisiv­o dopo il Lazio, questi sono i fatti. Da dove viene la censura? Perché non arrivano i soldi?» si chiede Massimilia­no Gallo. «Anche i film importanti come quelli di Paolo Sorrentino vengono in parte sostenuti da questi finanziame­nti, che danno lavoro a runner, camionisti, ristorator­i. Produttori e attori possono andare altrove, loro che fine faranno? Occorre che si sblocchi la situazione per il bene di tutti».

«Anche il mio primo film da regista, “La camorra si studia in terza”, tratto dal libro di mia moglie – spiega l’attore Patrizio Rispo – è fermo ma è solo un progetto tra tanti: sono centinaia i ragazzi che devono debuttare al cinema e in tivù e che non riescono perché Napoli dà fastidio. Un po’ come è accaduto a Geolier: siamo bravi ma dobbiamo arrivare secondi».

Per l’attore Enzo Decaro infine «sembra un tavolo di contrattaz­ione ma va superata invece l’idea che le istituzion­i debbano essere la nostra contropart­e. Noi artisti dobbiamo continuare a lavorare dando il meglio e cercando un confronto più vicino a una partnershi­p che a una contrappos­izione».

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Massimilia­no Gallo La Campania è la seconda regione del comparto televisivo dopo il Lazio Perché non arrivano i soldi?

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