Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Costretto alle dimissioni il consigliere di Sangiuliano Il ministro: incarico gratuito
Epilogo dopo le rivelazioni del Corriere sull’ex sindaco Cuomo
ad essere nominato consigliere». Prosegue l
La nota prosegue così: «Pur non rilevando alcun profilo penale in questa vicenda e non risultando nemmeno indagato, come correttamente riportato nell’articolo, l’avvoocato Cuomo ha rassegnato le proprie dimissioni, che sono steate accettate». Caso chiuso, dunque, secondo Sangiuliano. Ma la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera Irene Manzi annuncia però un’interrogazione parlamentare.
“Nizza srl”, impresa di costruzioni con sede a Piano di Sorrento, è amministrata attualmente dall’anziana madre di Langellotto e Cuomo è nella società già da tempo. Lo raccontò nel 2010 il Corriere del Mezzogiorno, raccogliendo la denuncia di un consigliere comunale di opposizione: Giovanni Antonetti. All’epoca la società era amministrata da Giuseppe Langel-lotto, il padre di Salvatore. Cuomo non ne è uscito neanche nel 2016, dopo che la notizia della condanna in via definitiva del suo socio Salvatore Langellotto era stata pubblicata con risalto dai giornali locali. L’ex sindaco
— va ribadito con forza — non è indagato e non è coinvolto nelle vicende penali che hanno riguardato e tuttora riguardano Langellotto. Resta il fatto, tuttavia, che è (o meglio era, alla luce delle dimissioni) una coabitazione societaria imbarazzante quella tra un imprenditore pluripregiudicato ed un consigliere del ministro della Cultura. “Nizza srl” è solo una delle imprese che il 7 febbraio sono state colpite dalla interdittiva antimafia prefettizia (provvedimento di carattere amministrat ivo impugnabile al Tar) perché ritenute a rischio di condizionamenti da parte della criminalità organizzata.
Se si scorre l’elenco, ben 13 su 18 (gran parte della galassia di Langillotto) hanno la propria sede in Penisola sorrentina. Molte di esse hanno lavorato alacremente, negli ultimi 20 anni, soprattutto nella realizzazione e di box interrati e garage sotto agrumeti e frutteti. Sono state le protagoniste, in sostanza, di quella cementificazione della Penisola che il Wwf definì con efficace neologismo «boxlandia». Un fenomeno che ha provocato la scomparsa e lo stravolgimento di centinaia di agrumeti e frutteti ed intorno al quale si è costituito un formidabile blocco di interessi tra costruttori, tecnici (talora nella doppia veste di dipendenti di un Comune e liberi professionisti in quello a fianco) e sindaci. Questi ultimi a caccia di consensi e di voti.