Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Così il Pd s’è consegnato a De Luca
Cioè colui che li aveva convocati e che li ha guidati, dicendosi ancora convinto di essere andato con la fascia tricolore a una manifestazione il cui scopo era «riaprire il dialogo» tra Governo e Regione sull’accordo di coesione.
Restare in mezzo al guado, prendendole da entrambe le parti, è il destino del massimalismo: quando scegli di fare opposizione dura, vince il più duro, e su quel terreno De Luca è imbattibile. Tutti gli altri, incapaci di esserlo quanto lui, perdono, come ha perso il Pd di Elly Schlein nella giornata di battaglia romana in cui si è consegnato alla leadership del governatore.
Il punto non è dunque quanto si alza la voce, ma perché. Ed è lì che un partito di opposizione dovrebbe avere qualche idea che non sia solo quella di gridare al complotto del governo. Prendiamo il caso di questi fondi di sviluppo e coesione che i sindaci reclamano. Il tavolo tecnico necessario per l’erogazione tra Roma e Palazzo Santa Lucia è bloccato anche perché De Luca contesta il diritto del governo, che li ha centralizzati, a fare le pulci ai progetti di spesa. Quindi la colpa del ritardo è quanto meno da dividere in due. Qualche ora prima di andare sul palco a Piazza Santi Apostoli il sindaco Marino aveva dichiarato: «C’è una distanza di linguaggio tra il governo nazionale e la Regione, ma noi siamo le città, e abbiamo bisogno di certezze». Giusto, ma allora perché scegliere la parte di uno dei due contendenti, per giunta indossando la fascia tricolore che simboleggia la Repubblica tutta?
Inoltre: se il Pd pensa che le Regioni debbano essere libere di spendere i soldi pubblici come ritengono e senza doverlo contrattare con il governo centrale, perché allora è contro il progetto di autonomia differenziata con l’argomento che spaccherebbe l’Italia in venti Italie diverse? E ancora: ricorda il Pd che non solo è stato il centrosinistra a mettere in Costituzione l’autonomia differenziata, ma è anche stato il Pd, al governo con i Cinquestelle, a proporre una legge nazionale per applicare quella norma, solo che poi non ci riuscì?
Intendiamoci, la politica del governo Meloni per il Mezzogiorno è ampiamente criticabile per il semplice fatto che non c’è. Niente, nessuna idea o programma, è stato finora presentato ai cittadini in alternativa all’assistenzialismo del reddito di cittadinanza. E il malessere dei sindaci, anche di centrodestra, sta lì a provarlo.
Ma una grande forza politica nazionale di opposizione ha il dovere di presentarne una sua di politica per il Mezzogiorno, che non sia solo il “dateci i soldi e ci pensiamo noi” che propone De Luca. Soprattutto quando i precedenti nel Mezzogiorno non sono certo encomiabili sul piano dell’utilizzo produttivo delle risorse, spesso sprecate invece in mille rivoli utili più al consenso elettorale che allo sviluppo e alla crescita. Anche perché difendendo acriticamente questo metodo sarà poi difficile andare a prendere voti in Lombardia o Veneto o anche Emilia.
Per questo sul terreno è rimasta solo la proposta e la leadership di De Luca. Il suo massimalismo è una trappola dal quale il Pd di Elly Schlein non può divincolarsi perché, in definitiva, lo condivide. Solo lo vorrebbe un po’ più educato.
Ps: un buon risultato, comunque, la protesta di venerdì l’ha ottenuto, se ha ragione Clemente Mastella: ha messo definitivamente fine all’ipotesi del terzo mandato per i governatori.