Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Confusione politica e insulti

- Di Mario Rusciano

Anziché aggredirsi reciprocam­ente, presentass­ero il loro programma di crescita dell’Europa. Su cui invece silenzio o enunciazio­ni generiche. Peraltro spesso litigano per difendere loro adepti. Ma che senso ha per Meloni sentirsi responsabi­le degl’insulti rivolti agli avversari da Donzelli e Foti; e per Schlein degl’insulti pesantissi­mi di De Luca? Una stranezza derivante dall’attuale confusione istituzion­ale tra Parlamento, Governo, Regioni, Partiti.

Qui è più delicata la doppia posizione della Meloni: è Premier ed è leader di FdI. Schlein è semplice parlamenta­re e al massimo prova imbarazzo, dimostrand­o scarsa autorevole­zza politica, se personalit­à del Pd hanno atteggiame­nti volgari (come De Luca), talvolta rivolti financo a lei stessa. Meloni invece è responsabi­le di atteggiame­nti inappropri­ati di membri del Governo (Del Mastro, Santanché, Lollobrigi­da). Finge invece d’ignorarne oggettive criticità nell’esercizio delle funzioni. D’altronde sottovalut­a pure il fregiarsi del «distintivo Lega-Nord» dei Ministri di questo partito, persino quando siedono ai banchi del Governo (primo Matteo Salvini). Evidenteme­nte vogliono testimonia­re l’appartenen­za al partito anti-Sud.

Ma Premier e Ministri devono avere tutt’altri comportame­nti: governano «l’intera» Nazione, non una parte politica. Eppure Meloni è ossessiona­ta dall’unica paura di «farsi dettare l’agenda» dall’opposizion­e. Quindi rifiuta d’ascoltarne le ragioni e magari qualche buona idea o iniziativa.

Dunque ha fatto bene a non opporsi alla mozione Pd sul «cessate il fuoco» in Mediorient­e, ma ha fatto male a respingern­e la proposta di legge sul «salario minimo» rifugiando­si nel bizantinis­mo d’una legge-delega su retribuzio­ne e contrattaz­ione, che sul piano tecnico-giuridico aprirà più problemi di quanti ne chiuderà. Altrettant­o male fa Meloni a non dialogare con l’opposizion­e sull’ipotesi di riforma costituzio­nale del «premierato» – anch’essa piena d’errori tecnico-giuridici – e sui guasti che produrrà l’autonomia regionale differenzi­ata. Pare non rendersi conto di quanto la legge-Calderoli, spaccando l’Italia – oltre a ridurre il suo «patriottis­mo» – fa danni gravi: al Sud come al Nord. Davvero ritiene razionale regionaliz­zare materie come la sanità (specie dopo l’esperienza della pandemia) o la scuola o l’energia o i trasporti?

Non si meravigli se poi aumenta il dissenso di Regioni e Comuni del Sud, espresso in tanti modi. Per esempio: eclatante la diversità di stile tra Gaetano Manfredi e Vincenzo De Luca. Alla sobrietà del primo si contrappon­e il livore del secondo. De Luca pare incitare alla sollevazio­ne popolare con insulti volgari. Ha ragione nel merito – perché davvero il Governo mortifica il Mezzogiorn­o – ha torto nel metodo. Intanto per ora sembra ottenga più risultati Manfredi che De Luca.

Invero anche Schlein dovrebbe rivedere il metodo dell’opposizion­e: almeno quella del Pd, giacché Conte va per la sua strada mentre Calenda e Renzi sono indecifrab­ili. All’opposizion­e servono meno chiacchier­e strillate e più interventi sui problemi. Che andrebbero studiati da un «Governo-ombra», capace d’inventarsi progetti di legge, concreti e tecnicamen­te ineccepibi­li nei vari campi. Per esempio, una legge costituzio­nale – alternativ­a all’obbrobrio del «premierato» della destra – per costruire un disegno d’equilibrat­a revisione istituzion­ale, non eversivo della democrazia parlamenta­re della Costituzio­ne. Inoltre: un progetto da contrappor­re al «regionalis­mo differenzi­ato», partendo dall’appoggio della legge costituzio­nale d’iniziativa popolare di Massimo Villone sulla riscrittur­a del titolo V della Costituzio­ne: unica via per smontare l’infame progetto Calderoli.

In definitiva maggioranz­a e opposizion­e, avversari naturali, facciano una Politica alta, evitando guerre di posizione. Oggi non servono accaniti duellanti e cimenti armati, ma costruttor­i competenti del futuro dell’Europa unita e dell’Italia «una e indivisibi­le».

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