Corriere del Mezzogiorno (Campania)
MOSTO SACRO Dente, un Greco di Tufo convincente ed esclusivo
Sorsi & risorsi
Camminare le vigne, lo insegnava il sommo Veronelli, è il modo migliore, forse sarebbe meglio dire l’unico, per completare la conoscenza di un vino. Passeggiare tra i filari, magari sporcandosi le scarpe di fango, fermarsi, quando è quasi tempo di vendemmia, per assaggiare qualche acino avviato alla perfetta maturazione. Non sempre tuttavia si può accedere all’emozione totale. E, come in questo caso, devo, per il momento, accontentarmi del racconto che il vino fa delle sue origini. Parlo di questo Greco di Tufo di Gennaro Dente, vignaiolo per vera vocazione. Dall’etichetta (e dal sito aziendale) apprendo che le vigne sono ubicate nel comune di Montefusco, vigne d’alta quota dunque, che godono della giusta escursione termica, fondamentali per rendere importante il corredo aromatico. Appena 8000 metri quadrati, meno di un ettaro per sole 3 mila bottiglie. Una produzione limitata ed esclusiva, realizzata con il prezioso apporto del winemaker Vincenzo Mercurio. Di colore paglierino carico, rivela durante la rotazione nel calice buona consistenza. È un vino esplosivo. Manifesta senza indugi il suo potenziale aromatico. I recettori olfattivi vengono investiti da un effluvio di fragranze fruttate (pesca gialla, susine, ananas, agrumi) ben fuse con sentori di erbe aromatiche e dettagli minerali molto ficcanti. Al palato dimostra di avere spessore ed equilibrio, qualità, quest’ultima non abitualmente percepibile nei Greco di Tufo: in questo caso, invece, la cremosità dei polialcoli ben si sposa con la spiccata ma non sovrastante acidità. Il sorso è dunque continuo, progressivo e lungo. Il finale è molto netto e pulito e invoglia a un nuovo assaggio. Credo che sia destinato a un’interessante evoluzione. Si è trattato, insomma, di una bella scoperta. Lo annovero senz’altro nella top 10 della denominazione. Da bere sul pesce fritto, su frutti di mare crudi e cotti, sui latticini freschi.