Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Due città, un solo grande campione: Maradona
Il “Pibe de Oro” giocò tra alterne vicende prima nel Barcellona e successivamente nel Napoli
Napoli e Barcellona sono legate a doppio filo a Diego Armando Maradona. Non si può nominare il “Pibe de Oro” e non ricordare i suoi trascorsi calcistici con i catalani, che non l’hanno mai amato come nella città partenopea dove è diventato un idolo e il calciatore più forte di tutti i tempi.
La lunga trattativa che ha portato Maradona da Barcellona a Napoli nel 1984 è stata una telenovela ma il colpo di Ferlaino e Juliano si è rivelato vincente perché il Napoli, grazie anche all’asso argentino, ha vinto il suo primo scudetto, poi anche il secondo, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una supercoppa italiana.
Gli anni nella città catalana sono stati invece difficilissimi per il campione argentino. Accolto come un grande acquisto è stato sempre nel mirino della critiche per la sua vita notturna non proprio cristallina. Per sua stessa ammissione, confermata in un’autobiografia, ha iniziato a far uso di cocaina proprio a Barcellona. Le sue due stagioni sono state scandite da numerosi problemi sia fisici che ambientali. Trentasei presenze, 22 reti e anche un brutto infortunio. Il 24 settembre del 1983, durante BarcellonaAtletico Bilbao, sul punteggio di 2-0 in favore dei catalani, Il difensore, Andoni Goikoetxea Olaskoaga con una brutta entrata distrugge la gamba sinistra di Maradona. La diagnosi è implacabile: frattura del malleolo e lesione del legamento collaterale interno. Un infortunio gravissimo che poteva addirittura compromettere la carriera del campione.
Maradona, però, torna in campo più forte di prima e dopo 283 giorni dall’infortunio è in campo al San Paolo a palleggiare durante la presentazione ai nuovi tifosi del Napoli che lo acclamano come nuovo re il 3 luglio del 1984. Con la maglia azzurra vince lo scudetto due volte e soprattutto la coppa Uefa. In totale ha raccolto 215 presenze segnando 115 gol.
Da Napoli va via dopo sette anni, perché trovato positivo alla cocaina in seguito ad un controllo antidoping al termine di Napoli-Bari (1991). Giocherà ancora ad alti livelli poi diventerà allenatore anche dell’amata nazionale Argentina fino a quando non si ritirerà per gravi problemi di salute. Il 25 novembre 2020, dopo un intervento, è morto per edema polmonare acuto conseguente a insufficienza cardiaca. Napoli lo ricorda per sempre nei Quartieri Spagnoli: il Largo Maradona è sede di “pellegrinaggi” di tifosi, appassionati di calcio e semplici curiosi.