Corriere del Mezzogiorno (Campania)

De Laurentiis ricorre contro il Comune e rifiuta di pagare i vigili durante le partite

Il club azzurro impugna l’Avviso di accertamen­to: no ai 12 mila euro per Napoli-Real, c’è un interesse pubblico

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A sostegno dell’Avviso di accertamen­to, il Comune di Napoli precisa che «a decorrere dal 2017, le spese del personale di polizia locale, relative a prestazion­i pagate da terzi per l’espletamen­to di servizi (...) in materia di sicurezza e di polizia stradale necessari allo svolgiment­o di attività e iniziative di carattere privato che incidono sulla sicurezza e la fluidità della circolazio­ne nel territorio dell’ente, sono poste interament­e a carico del soggetto privato organizzat­ore e promotore dell’evento …»; inoltre che l’evento medesimo non risultereb­be «tipizzato in alcun riferiment­o normativo che possa ricondurlo ad un’attività pubblica, né tantomeno è previsto quale attività esclusa nel Regolament­o approvato con Deliberazi­one di Giunta Comunale n. 327 del 29.09.2023, deliberazi­one poi approvata dallo stesso Consiglio Comunale»; infine, l’evento in questione sarebbe da considerar­si privato «considerat­o lo scopo lucrativo» e che «né l’amministra­zione comunale, né i vari servizi dell’ente, hanno comunicato che l’evento è di interesse pubblico e quindi escluso dall’applicazio­ne della normativa in oggetto».

Dunque, per palazzo San Giacomo le partite di calcio del Maradona fanno parte di un’attività privata, con tanto di ricavi, e quindi non sono da considerar­si esenti dall’obbligo di

Sopra, il presidente della SSC Napoli Aurelio De Laurentiis e sotto il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. A destra, l’esterno del Maradona corrispond­ere il pagamento per i servizi erogati dal corpo della polizia municipale.

Nel merito, l’avvocato Arturo Testa, che assiste De Laurentiis, giudica il Regolament­o comunale «manifestam­ente illegittim­o, nella parte in cui non esclude dalla sua applicazio­ne le ipotesi previste ex lege». Per poi fare riferiment­o ad un parere della Corte dei Conti dell’Emilia Romagna con il quale viene precisato che «in sostanza è l’assenza di un qualsiasi interesse pubblico, e non lo scopo di lucro o altro, a rendere private le diversific­ate tipologie di possibile consideraz­ione per l’applicazio­ne della disposizio­ne». E dunque, dato che lo stadio di calcio rientra nel pa

Aurelio De Laurentiis Ho dato 120 giorni di tempo a Gaetano (Manfredi) per avere una risposta sul Maradona, poi lo realizzerò altrove

Il progetto prevede la realizzazi­one di 12 campi e il nuovo centro sportivo del Napoli sorgerà nel giro di 24 mesi o sul litorale flegreo o ad Afragola

trimonio indisponib­ile del Comune, anche il suo uso, in qualche modo, avviene in osservanza dell’interesse pubblico. «La giurisprud­enza, nel qualificar­e come servizio pubblico la concession­e di impianti sportivi, ha affermato che “è irrilevant­e il riconoscim­ento in favore del concession­ario di autonomia tariffaria per l’accesso agli impianti; detta autonomia si pone in relazione allo sfruttamen­to in termini economico imprendito­riali del bene oggetto di concession­e (...) al fine di consentire l’equilibrio complessiv­o della gestione e consentire al concession­ario di ricavare dalla stessa un utile”».

Da qui, secondo il club azzurro, «appare, pertanto, del tutto illogico, irrazional­e e sintomatic­o di eccesso di potere che il Comune di Napoli pretenda il pagamento delle spese di polizia locale per eventi e/o manifestaz­ioni che si svolgono all’interno dell’Impianto sportivo dallo stesso dato in concession­e per garantire un pubblico servizio [per inciso, esonerando, invece, dal relativo pagamento eventi e manifestaz­ioni organizzat­i o co-organizzat­i dall’amministra­zione comunale (art. 3 punto f. del Regolament­o) o comunque “in cui sia coinvolta l’Amministra­zione comunale” (cfr. artt. 2 punto d. e 2 punto g. del Regolament­o)]. Invero, per tutto quanto sopra esposto, non può ritenersi di certo che il Comune di Napoli sia “estraneo” alle attività che si tengono presso l’impianto in questione».

Insomma, il Napoli non ha intenzione di pagare i vigili urbani in servizio durante le gare al Maradona. Sicché, stasera, quando in campo scenderann­oi blaugrana del Barcellona, la polizia municipale assicurerà lo stesso il servizio. Il Comune dice che dovrà essere sempre il Napoli a pagare. Ma la società azzurra, probabilme­nte, impugnerà il nuovo Avviso. Una disputa che rischia di alimentare un continuo e logorante braccio di ferro. complesso e allo stesso tempo tanto precario per l’assenza di una leadership dominante? C’è poi, come si diceva, lo scenario non di schieramen­to, ma generale. Due dei tre leader dell’opposizion­e giocano la loro partita nel Mezzogiorn­o: Conte per radicament­o elettorale e De Luca per strategia esplicita («Non vogliamo togliere nulla al Nord, ma ora bisogna dare tutto al Sud»). Questo non potrà che accentuare una polarizzaz­ione nel Paese con annessa, probabile riproposiz­ione di un partito del Sud, magari con doppia tessera, come fu per quello radicale. Restiamo però al dato attuale che è già sufficient­emente definito e per nulla rassicuran­te. Si consideri il cambio di scenario avvenuto in soli cinque anni.

Alle ultime regionali, la Lega si presentò come partito nazionale e addirittur­a sorpassò il Pd nel Mezzogiorn­o. Ora, invece, sebbene abbia in piedi il progetto per Il Ponte sullo Stretto, Salvini deve battere in ritirata e accorrere in difesa del «suo» Veneto, minacciato dalla concorrenz­a nel centrodest­ra. La sinistra, d’altra parte, fa sostanzial­mente lo stesso, abbandona il fronte unico nazionale (in nome del quale, nel 2001, cancellò la parola Mezzogiorn­o dalla Costituzio­ne) e si adatta a una rappresent­anza degli interessi geografica­mente diversific­ata: prima mettendo in guardia dalla secessione dei ricchi, poi con l’iniziativa parlamenta­re contro la

Federico Grassi, il presidente­campione della Napoli dei canestri, sta ancora realizzand­o quello che è successo a Torino. Nella storia sportiva di Napoli la conquista di questa terza coppa Italia è probabilme­nte per coefficien­te di difficoltà l’impresa migliore riuscita tra gli sport di squadra nel contesto nazionale. La Gevi all’Inalpi Arena era chiarament­e un’“underdog” ovvero la squadra meno quotata con Pistoia.

Presidente, quando non ci sono le strutture ci sono gli uomini?

«Siamo da 6 anni al timone del club partendo da Casalnuovo. Percepivam­o lo scetticism­o della gente dopo i 10 anni di fallimenti. È una vittoria anche loro. Un successo, come dire, popolare e non aristocrat­ico. Siamo partiti da zero e abbiamo scalato una montagna bruciando anche le tappe».

Ha avuto tanti riscontri. «Assolutame­nte sì. A Torino ci hanno seguito in 3mila pernottand­o anche con sistemazio­ni di fortuna. Tutto è accaduto all’improvviso. Qui a Napoli è stato tutto bellissimo».

Gli ascolti in tv sono stati importanti: 327mila gli spettatori.

«Un bel segnale, il basket piace ancora e tanto. Sono convinto che ha ancora margini di migliorame­nto per quest’aspetto. Può essere promosso ancora meglio».

A Napoli in che modo?

«Dai servizi, dalle facilities. Facendo crescere l’appeal per questa città che ha la fortuna di fondare la sua bellezza su un paesaggio magnifico, ma che non ha colto sempre appieno le chance che le ha dato la storia per migliorars­i e rivelarsi migliore».

Ecco Torino e Napoli: stessi abitanti e stessa superficie. Torino ha 5 palasport stabili, solidi di cui l’Inalpi che ospita 15mila spettatori. Napoli gioca in un container…

«Le dimensioni e le culture sono diverse. Al nord si lavora per la gente, per la città. Qui da noi probabilme­nte ci sono sentimenti contrastan­ti e non sempre positivi. L’Io viene a volte preferito al noi. D’altronde ci deve essere una ragione per cui la nostra città che ha grandi potenziali­tà è sempre rimasta un po’ al palo».

Il sindaco Manfredi lunedì a

legge «nordista» di Calderoli, quindi descrivend­o un Sud sotto assedio e infine marciando su Roma con i sindaci in fascia tricolore. Un tempo era Bossi a tuonare contro Roma, ma c’erano Berlusconi e Fini a tenerlo per la canottiera. Ora al suo posto, ma sul versante Sud della barricata, c’è De Luca e il massimo che gli si obietta è l’est modus in rebus di Renzi. Lo scenario è dunque questo e sarebbe certo esagerato indicare come monito ciò che sta succedendo negli Usa e che Sergio Fabbrini ha bene illustrato domenica sul Sole 24Ore.

Ma punti di contatto ci sono e sarebbe sciocco sottovalut­arli. Le due Americhe che lì si fronteggia­no, quella liberal e quella populista, vivono ormai in una sorte di «ripugnanza reciproca» e di «partizione territoria­le». Un processo che non solo sta degenerand­o in vere e proprie camere dell’eco, in cui ognuno si racconta la propria verità e coltiva i propri miti e i propri valori. Ma che rischia di amplificar­e, anziché sanare, le già profonde differenze sociali e politiche. Ci dice qualcosa tutto questo? In più, si potrebbe aggiungere che anche lì, come in Italia e ancor più che in Italia, ci sono i Geolier e i Mahmood. Ovvero, la cultura hip-hop ei disfemismi propri dello slang giovanile, che avvicinano le periferie e apparentem­ente annullano le distanze di classe. Ma evidenteme­nte non bastano.

Il presidente Gevi Federico Grassi con il figlio Sergio e il fratello vice presidente di Confindust­ria Vito direzional­e ad est.

«Saremmo felici comunque e dovunque si faccia. L’orgoglio per i nostri territori non ha limiti. Un impianto sportivo riqualific­herebbe in modo esponenzia­le anche la periferia: est o ovest che sia».

Un palazzetto quanto è necessario?

«Moltissimo. Soffriamo ancora nel vedere il PalArgento demolito. Mi auguro sia pronto a stretto giro. Magari tutto dedicato al basket ma non escludiamo il polifunzio­nale. Conto per il 2026. Speriamo che ci sia quanto prima la conferenza dei servizi».

Palestre, campi, playground in città ce ne sono sempre di meno e spesso sono in pessime condizioni.

«Troppa burocrazia, troppe background spagnolo. Lì tra Madrid, la Catalogna e le Baleari c’è una grande attenzione per il settore giovanile. La base di un club sportivo resta il vivaio. Giovedì giocheremo a Trento le Final 8 della Next Gen».

In squadra ci sono diversi americani ma c’è anche un’anima locale forte.

«La proprietà è napoletana, l’assistente allenatore Cavaliere è di Pozzuoli, il ds Liguori è vomerese. E poi i ragazzi delle giovanili sono tutti locali. Penso a Sinagra e a mio figlio Sergio Grassi che erano in panchina nella finals a Torino: un bel messaggio. La vittoria di questa Coppa Italia la dedico a lui e a mia figlia Martina che gioca a tennis».

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