Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Addio a Chitis, il ricordo
Per comprendere la straordinaria vitalità del patron di Fondedile, dell’uomo di mondo, dello sportivo, non si può prescindere dall’infanzia. «Come è noto — ricorda Pomicino — Volia era di origine ebrea. E quando nel 1938 furono approvate le leggi raziali, fu costretto, da bambino, a nascondersi a Poggiomarino. Visse settimane, mesi e anni di autentico terrore. Ma appena gli americani arrivarono alla periferia di Napoli, prese una bicicletta e iniziò, a suo rischio e pericolo perché alcuni reparti tedeschi non erano ancora andati via, a girare in lungo e in largo per la città. Era spinto da un’ansia di libertà che lo avrebbe accompagnato per tutto il resto della vita. Non credo che non ci sia stato un solo momento in cui si è sentito depresso».
Il pensiero dell’esponente democristiano va alla compagna dell’amico scomparso. «Rossana è stata per tanti anni al suo fianco. È stata il grande amore della sua vita. E anche se non erano sposati è stata a buon diritto la signora Chitis». Gli altri amori. «Senz’altro — rammenta Pomicino — era innamorato del mare. E poi c’era la musica. Volia aveva anche una bella voce, una voce da night direi. Per questo molto spesso le riunioni tra amici si concludevano con una performance canora. La passione per la musica, del resto, ha rappresentato anche il collante del suo affettuoso rapporto con Peppino di Capri. Così come il tennis gli ha fatto incontrare Adriano Panatta. Credo che abbia continuato a frequentare i campi di terra rossa fino a cinque, sei anni fa».
Sintetico ma eloquentissimo il ricordo dell’imprenditore. «Ha avuto due meriti fondamentali. Il primo fu di sviluppare Fondedile fino a farla diventare una delle prime dieci aziende edili d’Italia. Il secondo di capire quando era venuto il momento di liberarsene, all’inizio degli anni Novanta».
Pomicino piange l’amico. «Abbiamo vissuto in simbiosi. Aveva una sensibilità che ho sempre toccato con mano. Era intriso di napoletanità internazionale. Senza retorica, ora Napoli è un po’ più povera».