Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tra Marx e Geolier, in cerca di un’identità

- Di Riccardo Vigilante

«Giro pe’ Secondigli­ano… Balenciaga, Gucci, Vuitton e Ferragamo…» è l’incipit. «Mo cu ‘e scarpe firmate nuje scennimmo…» si dice più avanti. Sì, è il loro messaggio nella bottiglia che in cinque anni ha fatto cinquantad­ue milioni di visualizza­zioni solo su Youtube. E sul messaggio c’è scritto come vestono e come girano per il quartiere. C’è scritto che esistono.

Allora azzardo un’interpreta­zione che parte dal concetto di feticismo delle merci di Marx, passa per il «Consumo quindi sono» dell’ascetico sociologo tedesco Zygmunt Bauman e approda — non senza qualche difficoltà — al tema cruciale dell’identità. «Oh, gente,» faccio all’uditorio un po’ stranito, «senza identità non si vive! Meglio: si vive sempre cercando di fissarla una propria identità… ed è uno sforzo incessante!». Sguardi perplessi. E allora provo a spiegarmi meglio. Lo dico chiaro che famiglia, nazione, lavoro, classe, religione e compagnia cantante sono state anche macchine produttric­i di appartenen­ze identitari­e, discorsi persuasivi capaci di offrire una risposta alla domanda «chi sono io e dove vado?». E quando questi discorsi sono andati in crisi è rimasto in piedi solo il mercato, e con il mercato il consumo, l’unico meccanismo capace di dare risposte alla stessa domanda identitari­a di chi sta in pianura e di chi sta in collina, di chi sta a

Napoli e di chi sta a Milano. Scendono con le scarpe firmate. E non solo a Secondigli­ano, secondo me.

Tiro il fiato. Qualcuno si è già distratto perché stiamo facendo una specie di lezione e non si ascolta più la musica, qualcuno commenta con il vicino di banco e qualcun altro ci sta pensando su. Campanella dell’intervallo. Quasi tutti sciamano via tranne Saurone, Cute e Guinzella che si avvicinano alla cattedra. «Sì, diciamo che va bene, prof, ma a proposito… la sua identità dov’è?», fa Cinzia Cute. Sto per decollare con un pezzo che parte dal mio vissuto di adolescent­e degli anni Settanta e arriva più o meno a papa Francesco, quando la solita Daria Guinzella mi brucia sul tempo: «Vabbè, lui cerca l’amore! Questa è la sua identità!». Interviene a ruota quella testa quadra di Saurone: «Possibilit­à di riuscirci con la prof Chiara? Circa 5%, con un margine di errore dell’1%... mi hanno chiesto di calcolare loro due, prof…» si scusa il ragazzo. Segue un istante di silenzio. So che ho una sola battuta per evitare di fare la parte del vecchio coglione che legge romanzi d’amore. Ma tutto quello che mi esce è: «Vabbè, 6%... buttalo via, Saurò!».

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