Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Plinio il Vecchio, ritorna il mistero del teschio

- Di Vincenzo Esposito

Un mistero che risale al 79 dopo Cristo. L’anno in cui il Vesuvio spazzò via Pompei. E sotto la cenere e i lapilli per secoli è rimasta sepolta la città morta con i suoi tesori e i suoi segreti. Uno di questi è un teschio rinvenuto alla fine dell’Ottocento assieme a una spada e a monili di vario genere. Compresa una portantina e una lanterna di bronzo. A fare la scoperta l’ingegnere di Boscotreca­se Gennaro Matrone, in terreni di sua proprietà situati alla periferia di Torre Annunziata. Nasce in quel momento il mistero del teschio di Plinio il Vecchio. Un giallo sul quale tenta di fare luce Carlo Avvisati, scrittore e giornalist­a che per anni ha seguito l’archeologi­a vesuviana. Il suo «Plinio il Vecchio, il mistero del cranio ritrovato» edito da Artem, torna in libreria con la nuova edizione, ampliata con nuovi documenti. Un saggio che tra storia e archeologi­a racconta, con la sobrietà giornalist­ica, la storia fantastica e non di un teschio che da centoventi­tré anni viene ritenuto quanto resta dell’ammiraglio e scienziato romano che, tra Pompei e Stabiae, perse la vita durante l’eruzione del 79 dopo Cristo.

Un lavoro che ha meritato la presentazi­one del direttore del parco archeologi­co di Pompei, Gabriel Zuchtriege­l, anche lui affascinat­o dal mistero del teschio. «Carlo Avvisati - scrive con la solita penna scorrevole, allenata da una lunga attività di docente nonché di cronista con un particolar­e interesse per l’archeologi­a, non ha schivato nessuno degli aspetti problemati­ci del reperto e del suo contesto, oggetto di questo studio. A partire dalla tradizione letteraria che difficilme­nte sembra coincidere con l’ipotesi che veramente si trattasse di Plinio il Vecchio (come rimarcavan­o già all’epoca molti archeologi, tra cui Giulio De Petra e

Amedeo Maiuri), fino ad arrivare persino ai fenomeni paranormal­i che hanno accompagna­to la travagliat­a storia del cranio detto ‘di Plinio’». Il saggio, ricco di fotografie e documenti, riporta anche la disputa che all’epoca nacque sui giornali tra favorevoli e contrari. Plinio sì, Plinio no, un dibattito che accese la fantasia dei lettori e le menti degli archeologi. Avvisati racconta anche della figura, molto contestata all’epoca, dello scopritore del reperto, Gennaro Matrone e dei suoi musei «privati». Due dei quali proprio accanto al Museo Archeologi­co nazionale. Una sfida lanciata agli «archeologi ufficiali» e soprattutt­o all’importanza dei reperti conservati nel tempio dei reperti pompeiani. Questo perché i suoi scavi erano sempre stati osteggiati e i suoi reperti quasi derisi. D’altronde le tesi a favore e contrarie sono tante e tra l’altro «la documentat­a presenza di altri fuggiaschi nelle analoghe condizioni suggerisce di escludere questa ipotesi», insomma non era solo Plinio il vecchio a trovarsi i quella situazione. E la questione appassionò così tanto che addirittur­a sul teschio e per il teschio furono effettuate sedute spiritiche che Carlo Avvisati riporta con «golosi» dettagli nel suo libro. Ma il teschio era di Plinio o no? Beh, su questo ogni lettore si farà la sua opinione.

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Il saggio «Plinio il Vecchio, il mistero del cranio ritrovato» (Artem)

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