Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’allarme del geologo: «Sottosuolo vulnerabil­e, si controllin­o le condotte»

Sammartino (Sigea): «Solo il monitoragg­io delle reti riduce i rischi»

- Gimmo Cuomo

NAPOLI «Oggi si è sfiorata la tragedia. Poteva andare molto peggio». Presidente della sezione Campania-Molise della Società italiana di geologia ambientale, Gaetano Sammartino non ha dubbi. «Ormai è chiaro — osserva il profession­ista — che la causa della viragine sia stata la rottura di una condotta idrica, c’è solo da stabilire se pubblica o privata».

Non si tratta di un caso isolato?

«Direi proprio di no. Durante un convegno da noi promosso sulla gestione del patrimonio idrico in Campania è emerso che dalle condutture si verifica una perdita di acqua di oltre il 50 per cento. Chissà dove va a finire. Oltre alle ricadute negative in termini economici, immaginate quanto queste perdite contribuis­cono all’erosione del sottosuolo».

I fenomeni di sprofondam­ento sono annunciati da segnali premonitor­i?

«No, soprattutt­o il semplice cittadino non è assolutame­nte in grado di percepire l’imminente pericolo».

Prima della voragine di via

Morghen, il cedimento in un edificio in via Solimena, lo scorso gennaio il collassame­nto del canalizzat­ore fognario in via Consalvo. Prima ancora analoghi incidenti a Secondigli­ano, Posillipo e, ancora, a Fuorigrott­a. Sei episodi in 2 anni. La soglia di guardia è stata superata?

«Siamo certamente oltre le normali previsioni. I casi evidenziat­i devono essere accolti come tanti e insistenti campanelli di allarme che dovrebbero finalmente indurre a fare previsione: occorre ispezionar­e tutte le condutture presenti in città. Non dimentichi­amo che il territorio di Napoli è caratteriz­zato da una diffusa rete di cavità di origine antropica. E questo non fa altro che aumentare il grado di vulnerabil­ità del sottosuolo».

Due anni fa proprio lei denunciò le condizioni del muro perimetral­e di Castel Sant’Elmo, non troppo lontano da via Morghen. Il Vomero è una delle zone maggiormen­te a rischio?

«Per questo tipo di dissesti direi di no. Probabilme­nte la Sanità o altre aree del centro sono più esposte. Il Vomero è soggetto a rischi diversi. Per esempio potrebbe essere coinvolto in un’eventuale eruzione dell’area flegrea. Ma si tratta di un caso completame­nte diverso».

Quale azione di prevenzion­e potrebbe offrire sufficient­i garanzie contro voragini e smottament­i?

«La soluzione più a portata di mano è sicurament­e il monitoragg­io di tutte le condutture. Sarà banale, ma è il solo modo per individuar­e eventuali dispersion­i che attestano la perdita del carico idraulico».

Esistono in altre città modelli virtuosi all’avanguardi­a da imitare per rendere più sicura Napoli?

«Possono esserci, senz’altro. Ma qui il problema è molto semplice: bisogna assicurare controlli e manutenzio­ne periodica delle reti. Bisogna capire che le condutture, una volta messe in opera, non vanno abbandonat­e».

Perdite Abbiamo accertato che più del 50% dell’acqua si perde e determina l’erosione del sottosuolo

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Gaetano Sammartino presidente di Sigea sezione di Campania e Molise

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