Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Torna la luce al Maradona
sangue amaro. Fabio Cannavaro fa un po’ di calcoli e ci dice che il doppio incarico club-nazionale terrà il tecnico lontano da Napoli per almeno venti-venticinque giorni in tre mesi.
Si vedrà. Vedere i ragazzini del Barcellona, Lamine
Yamal per primo, giocare disinvolti con le cuffie mette i brividi. Ridono, scherzano: fanno paura.
Altra cultura calcistica. La paura è la protagonista dell’avvio.
Il Maradona tifa, ha dimenticato i fischi del campionato, stasera sono solo fischi di paura davanti all’aggressività da Blitzkrieg del Barcellona, quando i catalani provano a chiudere il discorso in dieci minuti.L’inizio è un horror. Meret lavora, vola di qua e di là. Gli azzurri hanno paura e si vede.
Il Barcellona è più veloce, più tecnico, ha le idee più chiare su ciò che intende fare. Lamine Yamal è una maledizione, cambi di passo e di direzione e i catalani entrano come vogliono.
Poi, bene o male il Napoli riesce a spingere l’avversario verso il centro del campo. La partita gira al trentesimo, quando è il Napoli a palleggiare ma ancora lentamente e in modo impreciso. La differenza fra loro e noi è che il Napoli non riesce a fare un solo tiro in porta e sembra tenere il risultato in bilico come la bilancia di un farmacista: il minimo errore e loro potrebbero passare. Il Barcellona ha la sintassi, il Napoli solo la grammatica. La sin
Calzona comincia bene. L’1-1 con il Barcellona significa che la qualificazione è ancora possibile
tassi la ritrovano gli azzurri all’inizio del secondo, e anche il ritmo, ma ancora non si vede la porta, mentre si ripetono gli errori che lo espongono alle ripartenze, fino a quando al 60’ Lewandowski ci mette il tocco dell’arte, e l’arte ce l’hanno gli artisti.
Il Napoli di quest’anno è solo un artigiano: ma finalmente un artigiano della qualità.