Corriere del Mezzogiorno (Campania)
TRA I PEGGIORI IN EUROPA
Due morti sul lavoro in tre giorni. Prima un carpentiere caduto da un’impalcatura ad Afragola, e ieri un operaio schiacciato da una pressa nello stabilimento Stellantis di Pratola Serra. Prima ancora la tragedia di Firenze. Tutto riporta all’attenzione la questione bruciante delle morti sul lavoro. In un anno normale (il 2022 ad esempio) in Italia muoiono circa 800 persone sul lavoro e altre 300 in itinere verso il lavoro, in comparazione gli omicidi sono solo 300. Le storie delle morti bianche dimostrano quanto sia scarsa la volontà di affrontare davvero i problemi del paese, e di quanto a fondo siano penetrate delle ideologie deleterie e sostanzialmente estrattive di spesa pubblica. Le morti sul lavoro in Italia sono tra le più elevate in Europa. Siamo l’ottavo paese nella Ue per tasso standardizzato di morti sul lavoro nel 2021 con un tasso di 2,6, contro una media europea di 1,7. Probabilmente c’è una incidenza differenziale del Covid in questo dato (che però indica comunque una minore capacità del sistema di proteggere i lavoratori). In generale il tasso italiano prima del Covid si colloca circa il 20 per cento sopra quello europeo. A far sistematicamente peggio di noi sono solo molti paesi dell’est Europa e stranamente la Francia. Potremmo evitare 150 di questi morti allineandoci alla media europea? Forse, se ci concentrassimo su dove avvengono e ne tenessimo conto. Formalmente secondo le statistiche Inail elaborate dall’Osservatorio Vega Engineering, circa il 50% delle morti sul lavoro avvengono in tre settori: costruzioni, manifattura e trasporti. In realtà sono molti di più, dato che il 25% dei morti non è assegnato a un settore particolare.