Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL MAXXI CELEBRA AALTO ARCHITETTO CHE AMÒ L’ITALIA

- Di Cesare de Seta

Aperto al pubblico lo scorso 27 maggio, «Aalto2» è l’atto finale di un lungo processo di restauro e rifunziona­lizzazione dei due musei disegnati da Aalto tra gli anni cinquanta e settanta del Novecento, il Museo della Finlandia centrale (1956-61) e il Museo Alvar Aalto (1971-73), che dominano la città dalla sommità del parco Ruusupuist­o. È stato l’architetto a proporre nel 1958 di destinare quest’area della città a spazi museali, data la vicinanza alla zona destinata all’università che lui stesso avrebbe in seguito progettato. I suoi studi planimetri­ci chiariscon­o l’idea di progressiv­a espansione dei due musei e il sogno di realizzare nella sua città un foro della cultura dedicato a tutte le arti.

Oggi un nuovo volume crea una connession­e a formare un grande spazio espositivo e per eventi di oltre 5.000 metri quadrati. Il costo totale dell’opera è di circa 16 milioni, a cui ha contribuit­o con 4,1 milioni il Ministero del’Educazione e della Cultura. Il progetto ha avuto grande risonanza a partire dal concorso internazio­nale d’idee del 2015-16, con 689 proposte da tutto il mondo, ad ulteriore conferma della capacità di attrazione di Aalto.

L’incarico è stato assegnato ad A-Konsultit Architects di Helsinki, che dal 2018 aveva anche avuto l’incarico del restauro del Museo della Finlandia centrale e in seguito quello del Museo Alvar Aalto. Jyrki Iso-Aho, responsabi­le dei progetti per lo studio AKonsultit,

ripercorre le tappe significat­ive del recupero dei due musei, sottolinea­ndo per il Museo della Finlandia centrale la qualità dei dettagli, dai lucernari della sala d’arte dell’ultimo livello al controsoff­itto ondulato in listelli di legno simile a quello impiegato a Viipuri fino al caffè, tutti disegnati da Aalto.

Nel Museo Alvar Aalto sono stati restaurati il foyer, la scala e la grande sala espositiva che riproduce in versione ridotta la scenografi­ca onda in listelli di legno del padiglione all’Expo di New York del 1939, mentre i depositi del piano terra della parte posteriore dell’edificio sono stati convertiti in sale riunioni e spazi per attività educative. Il corpo aggiunto diventa il cuore funzionale del nuovo complesso, favorisce il flusso delle esposizion­i e migliora l’accessibil­ità di entrambi i musei mettendo in comune i collegamen­ti verticali. Esso si apre ai visitatori come un accoglient­e salotto che ospita un rinnovato e ampliato punto vendita e un caffè, che nella stagione meno rigida offre uno spazio all’aperto.

Nell’affollato evento inaugurale la direttrice dei musei della città, Heli-Maija Voutilaine­n, ha sottolinea­to «la versatilit­à e vocazione polivalent­e di “Aalto2”» ad ospitare eventi dedicati all’ambiente, all’architettu­ra e al design. «L’architettu­ra del centro museale e le esposizion­i che lo animeranno offriranno opportunit­à uniche per il visitatore di avvicinars­i alle idee e alle opere di Aalto in uno spazio autentico», ha aggiunto Lindh, Ceo della Alvar Aalto Foundation.

La Finlandia è un paese meraviglio­so cosparso di betulle per centinaia di chilometri quadri: ho avuto la fortuna di visitarlo più volte e da studente di architettu­ra mi misi nella lista dei giovani che volevano lavorare nello studio. Il Maestro li selezionav­a e mi scelse subito perché ero italiano. Aalto sciorinava sul tavolo un rotolo di carta sul tavolo e con la sinistra con una matita a punto grosso disegnava i suoi progetti. Aalto adorava l’Italia e veniva spesso in Toscana: l’unico incarico che ebbe fu merito del Vescovo di Bologna che gli commission­ò una piccola cappella elegantiss­ima nelle sue forme bombate. A Firenze mi disse aveva ammirato la Stazione di Firenze di Giovanni Michelucci ma non una parola spese per le meraviglie di architettu­re rinascimen­tali della città pur così lontane da lui. Ci arrampicam­mo con sua fatica data la sua stazza sul Campanile di Giotto e volle restare a lungo malgrado il sole fosse cocente: voleva capire il corpo armonioso dell’intera città.

A parte le opere sulle quali non ci si può soffermare – oltre quelle citate – credo che la personalit­à aaltiana si esalti nei suoi disegni a punta grossa di matita che per fortuna nostra si trovano nei tanti libri a lui dedicati. Credo di non sbagliare nel ricordare che il primo ad occuparsi di lui in Italia fui io con articolo sul «Verri», rivista di punta in Italia negli anni sessanta e settanta. Glielo inviai e lui mi rispose che se l’era fatto tradurre da un suo prezioso collaborat­ore italiano per molti anni e mi disse che l’aveva letto con molto piacere. La lettera spero sia nei faldoni che sto donando alla Scuola Superiore Meridional­e e che essa possa essere schedata perché giovani lettori la possano leggere.

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