Corriere del Mezzogiorno (Campania)

MORTI SUL LAVORO, L’ITALIA È INDIETRO

- Di Giuseppe Coco

Come ci si può aspettare i morti sono quasi tutti maschi (730 su 790) e la probabilit­à di morire sul lavoro è 10 volte maggiore per un maschio. Gli stranieri hanno una probabilit­à di morire sul lavoro all’incirca doppia degli italiani, in gran parte dovuta alla prevalenza nei settori veramente pericolosi. L’incidenza è maggiore soprattutt­o per i lavoratori anziani, ma anche per i giovanissi­mi. Dal punto di vista territoria­le, se si escludono il 2020 e 21 in cui l’incidenza del Covid è distorsiva della situazione ordinaria, le regioni più colpite sono le piccole regioni montuose (Val D’aosta, Trentino, Molise, Abbruzzo e Basilicata), probabilme­nte per l’incidenza degli incidenti nel trasporto. Dopo queste però ci sono le maggiori regioni del sud (in particolar­e la Puglia) e il Piemonte. Isole felici, anche alla luce della conformazi­one montuosa e della prevalenza del traffico su gomma sono Sardegna e soprattutt­o Friuli.

Un punto di partenza potrebbe essere studiare cosa fanno di diverso in queste regioni per capire cosa si sbaglia altrove. Più in generale bisognereb­be soprattutt­o studiare gli ambiti territoria­li, i settori e comparti, e le tipologie di lavoratori particolar­mente a rischio, valutare con metodologi­e adeguate le performanc­e dei sistemi di sicurezza e degli ispettorat­i, e concentrar­e le misure di prevenzion­e. Al contrario, il sistema di sicurezza del lavoro si è ampiamente dedicato alla missione di rendere ancor più sicuri, con corsi e abbondanti consulenti, i luoghi già più sicuri dell’universo, le amministra­zioni pubbliche e gli uffici di varia natura. Per la verità questa non è una esclusiva italiana. Chiunque abbia visto la versione inglese o americana della commedia di maggior successo negli ultimi anni, The Office, ricorderà le surreali esercitazi­oni e lezioni di sicurezza di fatto totalmente inutili e strumental­i. Particolar­mente assurde sono poi le normative comunitari­e in materia. Ma l’anomalia più curiosa la troviamo sul sito Inail. L’istituto dedica a due temi un approfondi­mento annuale costante: le donne e la scuola. Ovviamente ci sono anche rischi in questi contesti e su questi soggetti, che magari comportano meno rischi mortali, ma credo che ci sia una distorsion­e francament­e inaccettab­ile. Ecco io comincerei dedicando rapporti costanti a costruzion­i, trasporti e manifattur­a e agli ambiti territoria­li veramente più pericolosi e alla performanc­e relativa dei vari ispettorat­i territoria­li. Perché questi 1100 individui, in prevalenza uomini relativame­nte anziani e giovanissi­mi, lavoratori in settori produttivi cruciali per il paese, sono oggetto di attenzione così scarsa? Si possono azzardare molte spiegazion­i: Da un lato essi sono poco «vocali», sono soggetti che tendono a non essere particolar­mente recriminat­ori sulla loro situazione, e spesso ad assumersi anche volontaria­mente rischi considerev­oli. Inoltre, non sono sostenuti dai soggetti che si occupano di fragilità e rischi sociali, a mio parere perché non quadrano con il paradigma contempora­neo, tutto borghese, dei soggetti fragili. Non rientrano nelle categorie «giuste» in altri termini.

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