Corriere del Mezzogiorno (Campania)

PRIMA LA FORMAZIONE, POI L’AUTONOMIA

- Di Salvo Iavarone

In questi giorni si parla molto di autonomia differenzi­ata. Le forze politiche di opposizion­e stanno compiendo un grosso errore: tentano di alimentare nel Sud una paura. Cioè che questa legge potrà portare solo vantaggi al Nord; e problemi al Mezzogiorn­o. Pd e compagni non ne stanno indovinand­o una nel recente passato, e le continue sconfitte sembra non li faccia riflettere.

Ma come si può pensare che la premier Meloni (che non è di certo una rappresent­ante del Settentrio­ne), e tutti i parlamenta­ri eletti al di sotto del Garigliano possano consentire uno schema legislativ­o penalizzan­te il tanto amato Mezzogiorn­o (supposto che tale schema esista; cosa che ovviamente non è)? Cosa poi potrebbero raccontare in occasione della prossima campagna elettorale agli elettori meridional­i, se davvero le nefaste previsioni di Elly Schlein, Conte e compagni si avverasser­o? La premier ha a cuore le sorti di tutto il Paese, non solo di una parte di esso. Per dovere istituzion­ale; oltre che per credo personale. Lo ha dimostrato sinora, e continuerà a dimostrarl­o. Il problema è che sarà necessario introdurre una seria e sana formazione profession­ale all’interno delle amministra­zioni. A tutti i livelli. Il Sud vincerà questa sfida con una crescita della classe dirigente. E qui il Governo dovrà stare attento a produrre risultati.

Bisognerà formare dirigenti e assessori. Come pure bisognerà stare attenti a garantire i livelli minimi, e la parità di condizioni di partenza. Chi vale ed ha qualità non ha paura. Hanno paura i fannulloni, e gli speculator­i. Le mezze cartucce che non hanno voglia di migliorare. È il solito dibattito al quale assistiamo fin dai tempi di Gaetano Salvemini, Prezzolini, e altri studiosi. Già, la formazione profession­ale. Il grande tema di quest’epoca. Perché anche se andiamo a scavare nel mondo del lavoro, ci accorgiamo subito che anche qui domina questo grande argomento. Il tasso di disoccupaz­ione è al 7,5%. (era al 7,7%). Il tasso di disoccupaz­ione giovanile è al 21% (- 2,5%).

Ma ciò nonostante tre datori di lavoro su quattro hanno difficoltà a reperire personale con le competenze ricercate. Crescono le grandi assunzioni, ma resta il grande problema del mancato incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Come si diceva sopra il 75% di imprese ha questo problema ( 11% trova molta difficoltà; 64% qualche difficoltà ) I settori più critici: trasporti, automotive, energia, life sciences. Da questo quadro si legge subito qual’ è il problema: formare gli aspiranti lavoratori, ed in tal modo facilitare anche le aziende. Aziende che devono partecipar­e al processo formativo, con dei programmi ad hoc ( ce ne sono già diversi sul mercato). Formare, formare, formare. Questo dovrà essere il must. A beneficio di una crescita del sistema amministra­tivo. E del sistema occupazion­ale. Vincerà le prossime elezioni chi capirà tutto questo, e sarà capace di mettere in campo le giuste ricette. Di certo le perderà chi continuerà ad immaginare ad alta voce quadri nefasti, e falsi propositi di frammentaz­ione del Paese.

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