Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sono proprio io, l’uomo pro-positivo

Int ’o rione

- Di Fortunato Cerlino

Ma si è trattato comunque di approfitta­re di una debolezza momentanea. Giustament­e però, mi si fa notare e concordo, che per il ruolo che ricopro e la responsabi­lità che ho nei confronti di quelli che credono in me, non avrei dovuto dare della stron... alla Presidente del Consiglio. Primo pecché è la Presidente del Consiglio, secondaria­mente pecché è femmena, e io sono un galantuomo, e chi mi conosce lo può confermare. Le femmine le ho sempre rispettate. Certo il contesto non ha aiutato. Se sono andato fino a Roma è stato per il sacrosanto dovere di difendere i cittadini che rappresent­o. Non solo non mi hanno voluto ricevere a livello istituzion­ale, ma hanno provato anche a ridicolizz­armi.

Sono mesi che me stanno sfruculian­ne a mazzarella e San Giuseppe con il chiaro intento di depotenzia­rmi. Mi temono, questo è evidente. ‘Na vota pe’ chesto, ‘na vota pe’ chello, i miei vili avversari politici non perdono occasione per dipingermi come un pagliaccio, un buffone irascibile e frustrato. Questo mi fa inzamare la nervatura, lo ammetto. Io sono una persona seria, serissima. Purtroppo però non scelgo io i miei nemici e così mi trovo a fronteggia­re orde di barbari senza dignità. Io ho

sempre detto quello che penso, senza giri di parole, senza convenevol­i.

Ho sempre amministra­to la cosa pubblica come un buon padre deve amministra­re la sua famiglia. Con gentilezza ed educazione quando serve, ma pronto ad usare polso fermo e modi bruschi quando ce vo’. Certamente in mezzo a tanti farenielli che affollano le aule parlamenta­ri uno come me dà fastidio, crea scandalo. E si scandalizz­assero pure queste mezze calzette! Il popolo è dalla mia parte. Riconosce in me integrità, onestà e rigore. Non per niente mi chiamavano ‘o sceriffo. Ce ne fossero di sceriffi come me, in men che non si dica questo Far West diventereb­be un paradiso sceso in terra. In ogni caso hanno poco da stare sereni questi cari signori, anche del mio partito. Presto dovranno rendersi conto che ‘a musica è cagnata. Questi saltimbanc­hi della politica che camminano a tre metri da terra, passeggian­o per le vie della capitale a favore di telecamera, bravi a non dire una mazza quando sono chiamati ad esprimere un’idea che sia una, capiranno a loro spese che è finita l’epoca dei quaquaraqu­à. Il popolo, soprattutt­o l’orgoglioso e fiero popolo del Sud che ho l’onore di rappresent­are, si è scocciato di loro. Fanno bene a temermi, pecché ho in mente cose che non gli piaceranno affatto.

Qui o si fa l’Italia o si muore, come disse qualcuno. Io il Parlamento non lo apro come una scatoletta di tonno, come taluni avevano invano promesso, ma gli do fuoco con il lanciafiam­me! Lo purifico il parlamento! Mi circonderò di una squadra di eccellenze, gente educata, equilibrat­a e onesta come me. Tempo al tempo e vedrete che fine gli faccio fare a ‘sta maniata di stron… e di stron...

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