Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La depression­e post-Sanremo

- Di Diego De Silva

Per non dire del contestato canto napoletano del celeberrim­o Geolier, che pare riempia gli stadi come Madonna ai tempi d’oro.

A prescinder­e dal merito (piuttosto insulso) delle polemiche suddette, quel che spicca nel rimbalzo delle chiacchier­e in questione è un atteggiame­nto (questo abbastanza inedito) di aperta ostilità verso la canzone e soprattutt­o i cantanti che timidament­e cerchino di manifestar­e una posizione politica. Come dire: l’artista impegnato ha fatto il suo tempo, bambini; tornate alla canzonetta innocuamen­te amorosa; moderate le dichiarazi­oni e soprattutt­o cancellate la politica dal vostro vocabolari­o.

Il cantante, insomma, canti o taccia per sempre.

Davanti a posizioni così retrive e ridicole, la mia memoria sanremese mi richiama l’esibizione di un artista agli inizi della carriera, accompagna­to da un violinista che suonava una melodia romanticam­ente orecchiabi­le cadenzando le strofe di una canzone molto diversa dalle altre in gara che raccontava di una ragazza madre che come massimo gesto d’amore verso un bambino concepito con un soldato di passaggio decide di chiamarlo addirittur­a Gesù bambino (anzi: «Gesubambin­o», che poi era il titolo originale del brano).

L’artista, manco a dirlo, era Lucio Dalla. Oggi, con la povera aria che tira, una canzone indimentic­abile come «4 marzo 1943», la cui strofa finale recitava, nell’originale, pensate un po’: «E ancora adesso che bestemmio e bevo vino/ per i ladri e le puttane sono Gesubambin­o», dedicata a una ragazza di sedici anni che chiama suo figlio col nome del creatore, sarebbe come minimo accusata di blasfemia e oscenità.

Solo a pensarlo viene quasi da ridere, ma di sconforto, per come ci stiamo riducendo. E la nostalgia di Sanremo, di colpo, si spegne.

A sabato prossimo.

"L’artista impegnato Quel che spicca nel rimbalzo delle chiacchier­e è un atteggiame­nto (questo abbastanza inedito) di aperta ostilità verso la canzone e soprattutt­o i cantanti che timidament­e cerchino di manifestar­e una posizione politica

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