Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Per niente Candida

- Di Candida Morvillo tutti, Vale18

Dopo Francesco Totti e Ilary Blasi, dopo la premier Giorgia Meloni con il first gentleman Andrea Giambruno, adesso anche Chiara Ferragni e Fedez e adesso, nel nostro piccolo, anche io e mio marito. Questi sono per me i giorni del caos, ho letto l’intervista che lei ha fatto a Chiara Ferragni sul Corriere della sera e mi sono riconosciu­ta nel passaggio in cui Chiara dice che fa fatica a mostrare la sua fragilità mentre la sta provando, perché se lo fa si sente più debole, si sente più attaccabil­e. Non avrei saputo dire meglio quello che provo anche io. Lotto per essere e apparire forte, vorrei lasciarmi andare, piangere, mostrare tutto il mio dolore, e allo stesso temo che, facendolo, mi sentirei ancora peggio. Ho il terrore di mostrare il fianco e venire colpita ancora più duramente. Io sto lottando per questo matrimonio, per salvarlo o almeno per non farlo finire male. La sfilza di nomi famosi con cui ho aperto questa lettera l’ho messa perché mi fa venire in mente una serie di gradazioni con tutti gli esiti possibili di una separazion­e, dal peggiore al più neutro, al più aperto a ogni sviluppo. Mi sento in questo mare di scenari possibili perché il rischio di degenerare c’è ogni momento. A volte ho la sensazione che, in un attimo, se non facessi attenzione io, finiremmo a tirarci dietro le bomboniere e potremmo affacciarc­i al balcone per urlare al mondo le colpe dell’altro. Mi chiedo come due persone che si sono amate, non due persone con mille interessi in gioco e milioni di euro da spartirsi, ma noi due, un uomo e una donna normali, due quarantenn­i con la vita come possiamo ridurci a tirare fuori tanto veleno, tanta rabbia, tanto dolore, e a riversarlo sulla persona che abbiamo amato. Mio marito gioca d’attacco, adesso ogni cosa è colpa mia, ogni cosa che dico me la rivolta contro. Io vorrei un dialogo sereno, ma le sue parole e le sue accuse mi colpiscono duramente e mi istigano a rispondere con una violenza esasperata che non riconosco come mia. Allora, cerco di riprendere la calma. E poi penso che sto facendo tutta la fatica io: la fatica di contenere i danni, la fatica di calmare lui, me, di essere forte. Vorrei lasciarmi andare, vorrei poter piangere e dare fondo a tutte le lacrime, ma non posso. Non posso perché lui è qui, sempre pronto ad attaccarmi, ferirmi, approfitta­re della mia debolezza. Non è uscito di casa, discutiamo su chi deve restare in questa casa, perciò lui si rifiuta di andarsene e io non posso andarmene perché lui non mi farebbe rientrare. Come si fa a gestire una situazione simile quando non si hanno a disposizio­ne più case, quando uno dei due non può permetters­i di andarsene a fare un weekend a Courmayeur?

Cara Vale18, il male d’amore è come la livella di Totò, colpisce tutti allo stesso modo, i ricchi e i poveri, i famosi e i no. Soffrire in un attico è meglio che soffrire in un monolocale, ma comunque alla sofferenza nessuno scappa. Le soluzioni pratiche possono essere svariate ma ora lei non ne vede nessuna perché il dolore spossa e acceca la lucidità. Può essere che tra i vostri amici e familiari ci sia un bravo mediatore che possa

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