Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Le buone idee non sono caciocavalli appesi
Forse persino suo malgrado, infatti, Meloni si sta caratterizzando in senso «nordista», cioè come colei che toglie al Sud inoperoso e clientelare i soldi delle tasse dei cittadini del Nord, invece operoso e produttivo, che si tratti del reddito di cittadinanza o dei fondi di coesione. E dal canto suo De Luca si sta proponendo come il portavoce di un’antica protesta meridionale: i soldi che arrivano qui sono pochi, e non ci lasciano nemmeno usarli come si conviene e come serve alle nostre popolazioni.
La prima, Giorgia Meloni, si presenta come paladina dell’interesse generale: ogni euro va speso bene, per la crescita, non sperperato per la sagra del caciocavallo podolico. Il secondo, De Luca, cavalca l’interesse particolare delle produzioni locali, che sia il «cicatiello» o lo «scazzatiello», e infatti subito il sindaco di Volturara Irpina interviene per ricordare alla premier il valore di volano dell’economia che al suo paese ha il fagiolo quarantino.
In questo scontro c’è una sorprendente inversione dei ruoli tra destra e sinistra. Perché, storicamente parlando, la polemica contro il clientelismo e l’uso spezzettato o «a pioggia» dei fondi pubblici l’ha inventata la sinistra. Credo che lo stesso De Luca, quando militava nel Pci e ne dirigeva la federazione salernitana, avrà usato mille volte quest’accusa nei confronti della Dc, di Antonio Gava o di Ciriaco De Mita, memore di quell’epiteto di «forchettoni» con cui l’Unità bollava i politici democristiani negli anni ‘50.
Mentre la destra anche post-missina è stata sempre particolarmente forte nel Mezzogiorno (a Bari e a Napoli vinceva le elezioni amministrative già nel 1952) proprio per un suo tratto populista e assistenzialista, per una propensione a usare il denaro pubblico al fine di sostenere il reddito delle persone e dei territori più in difficoltà.
Io penso che la sinistra abbia fatto male a smarrire completamente al Sud il suo impianto «produttivista», e cioè la proposta di alleanza tra ceti produttori di valore e di crescita, che in passato la portava a battersi per più fabbriche e meno assistenza al Mezzogiorno, contro un sistema di potere locale che estraeva risorse dal Sud invece di moltiplicarle, in opposizione a una classe dirigente che usava i soldi pubblici, frutto delle tasse di chi lavora, per costruire consenso invece che sviluppo. Questo è il difetto maggiore dell’era deluchiana, che, seppure in versione «pop», sta più o meno ripetendo gli stessi vizi che hanno condannato nel passato il Mezzogiorno. Faccio un solo esempio: l’impiego del denaro pubblico in Puglia da parte della sinistra, che la governa ormai da vent’anni, ha prodotto più novità, dinamismo sociale e crescita che in Campania. Qualcosa di sbagliato c’è, dunque, nella riproposizione di una politica del fagiolo quarantino.
D’altra parte - e in questo spazio l’abbiamo già scritto molte volte - il governo Meloni non sembra avere alcuna idea su come sostituire questo cabotaggio con una proposta nuova e forte di crescita. Aver abolito il reddito di cittadinanza, per sostituirlo con incentivi al lavoro, può anche essere una via giusta, purché venga offerta un’alternativa convincente di emancipazione sociale a chi lo riceveva. Inimicarsi i percettori di sussidi e i produttori di caciocavallo podolico contemporaneamente può anche essere un atto di coraggio politico, se però nel frattempo si costruisce una diversa alleanza sociale, si costruisce consenso su un interesse generale.
Mi sbaglierò, ma io non vedo niente del genere nel tran tran un po’ burocratico di questi patti che il governo firma (o non firma) con le regioni. Non c’è un’idea vincente. E la destra al governo deve farsela venire al più presto. Altrimenti il Mezzogiorno sarà sempre più tentato di seguire cacicchi locali dotati di mestiere politico e sfrontatezza personale. Sarà sempre più tentato di rinchiudersi nelle vecchie certezze della spesa «a pioggia», per difendere gli interessi costituiti, visto che non se ne possono costruire di diversi. E sarà sempre più tentato di interpretare la politica del governo come una politica nordista, cui opporsi in qualsiasi modo.
Spiegando la filosofia alla cuoca, Benedetto Croce diceva che le idee platoniche non sono «caciocavalli appesi». Lo stesso vale per le buone idee per il Mezzogiorno.