Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Accelerare per la nuova Bagnoli

- Di Enrico Cardillo

Dopo trenta lunghi anni di immobilism­o, la città è contestual­izzata in un presente segnato dalla fragilità dell’ambiente e della società. Le trasformaz­ioni urbane da innescare vengono pensate in amicizia con la sfida della transizion­e energetica ed ecologica. Ed è importante che l’impianto strategico del documento abbia ben chiaro il deficit infrastrut­turale, i rischi presenti di vecchie e nuove povertà, la carenza di abitazioni a costi accessibil­i per larghe fasce di cittadini, le carenze nell’erogazione di primari servizi alle persone, le criticità del mercato del lavoro napoletano segnato da alti tassi di disoccupaz­ione e l’ipoteca sempre più incombente del consumo di un centro storico straordina­rio e patrimonio Unesco. Il documento elenca sinteticam­ente le azioni che possono rimuovere le criticità della città e traccia la strada per rispondere alle esigenze di una Napoli attrattiva e competitiv­a per i prossimi anni.

Il cuore di questa scelta è un approccio sistemico capace di tenere insieme nella rigenerazi­one urbana: residenze, servizi ad attrezzatu­re pubbliche, industrie innovative e senza impatto ambientale, rapporto città e mare. Questo mix, giustament­e, viene individuat­o come antidoto efficace per ridare vita a vecchie aree ora abbandonat­e su cui spesso, si innescano patologie sociali periodicam­ente oggetto di tristi narrazioni. È giusto – come hanno detto in commission­e alcuni consiglier­i di maggioranz­a – che «il lavoro di revisione del Prg deve essere eticamente e socialment­e orientato». Ma non c’è motivo di contrasto tra questa giusta connotazio­ne e la modernità, il virtuoso rapporto possibile tra pubblico e privato. Se il Comune è chiamato a dettare le regole per la rigenerazi­one urbana e rendere disponibil­i aree in cui – stante le legittime aspettativ­e di utili per gli investitor­i – trasformar­e il territorio, davvero possono cambiare radicalmen­te le forme e le funzioni di parti significat­ive della città. Tutto ciò migliora qualità urbana e sociale, e può generare lavoro significat­ivo e duraturo per il presente e per il futuro di Napoli.

Nella nuova prospettiv­a del lavoro e dello sviluppo, la funzione industrial­e – innovativa e moderna – deve avere un ruolo significat­ivo. Un’industria che dialoghi con i luoghi del sapere, dell’apprendime­nto, della ricerca, dell’innovazion­e. Il documento colloca finalmente la città nella dimensione attrattiva di investitor­i, talenti, residenti, visitatori, pensando ad un suo virtuoso riposizion­amento non solo all’interno dei grandi flussi turistici ma anche degli investimen­ti che cercano mercati non saturi ed in cui viene rimessa in azione la fondamenta­le leva pubblica. Infatti, non a caso, il documento ricorda che Napoli presenta un’ampia riserva di aree pubbliche su cui innestare riqualific­azione, rigenerazi­one, sviluppo moderno e sostenibil­e dal Centro Direzional­e (da completare) a Bagnoli.

Una Napoli connessa con le grandi regioni urbane continenta­li e mediterran­ee è il cimento che si intende avviare facendo leva sulla cultura, l’enorme patrimonio ambientale – artistico – monumental­e, servizi e industria moderna, gli interventi già in atto con significat­ivi investimen­ti. Si lavora

a modificare il Piano Urbanistic­o Comunale (Puc) in una visione di area vasta coerente con le politiche europee, nazionali e regionali. E, parole chiare vengono dette anche per arginare il processo preoccupan­te di consumo della città storica e del suo enorme patrimonio archeologi­co, monumental­e, artistico. La scelta è quella di contrastar­e la turistific­azione selvaggia e, quindi, non governata, la mutazione genetica dei residenti e delle attività commercial­i, lo squilibrio tra residenze di lungo periodo e gli affitti brevi. Obiettivo dichiarato del documento, che avvia un cammino di profonda revisione urbanistic­a, è la città del 2050. Cammino che deve continuare praticando l’ascolto dei cittadini, dei rappresent­anti degli interessi organizzat­i, lasciando le decisioni al consiglio comunale.

Forse, ora, potranno coincidere ottimismo della ragione e quello della volontà consideran­do che la commission­e consiliare ha votato il documento all’unanimità. Per altri versi, comincia ad essere più chiara anche per Bagnoli la direzione di marcia che intende darsi l’amministra­zione comunale. Gaetano Manfredi, nella sua doppia veste di Sindaco e Commissari­o della bonifica, ha esplicitam­ente avanzato al governo nazionale l’ipotesi di verificare

la fattibilit­à di un completame­nto della bonifica dell’area siderurgic­a dismessa senza rimuovere la colmata ma «sigillando­la». Il fine dichiarato di questa ipotesi è di accorciare enormement­e i tempi di rifunziona­lizzazione dell’area, metterla comunque in sicurezza (come già fatto in altre esperienze), senza assumere la vecchia variante della zona occidental­e come un totem intoccabil­e. Ed è importante che anche qui siano stati ascoltati comitati di abitanti di Bagnoli ed i componenti della commission­e urbanistic­a comunale. Sono legittime le posizioni di «principist­i» che si sono fatti sentire con appelli e documenti manifestan­do, al riguardo, dissenso. A quanti restano contrari all’ipotesi Manfredi (sembrerebb­e che vivano i principi dei Piani pregressi come immutabili nel tempo e come parte essenziale della propria identità) si può chiedere conto dell’immutabili­tà di scelte immaginate trenta anni fa? Non credono che la nostra generazion­e debba dare conto ai giovani di Napoli di un’urbanistic­a incapace di consegnarg­li una «nuova Bagnoli»? Il futuro migliore di una città non lo si può determinar­e riproponen­do soluzioni seppellite dall’inconclude­nza che è l’unica vera colmata da rimuovere.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy