Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Accelerare per la nuova Bagnoli
Dopo trenta lunghi anni di immobilismo, la città è contestualizzata in un presente segnato dalla fragilità dell’ambiente e della società. Le trasformazioni urbane da innescare vengono pensate in amicizia con la sfida della transizione energetica ed ecologica. Ed è importante che l’impianto strategico del documento abbia ben chiaro il deficit infrastrutturale, i rischi presenti di vecchie e nuove povertà, la carenza di abitazioni a costi accessibili per larghe fasce di cittadini, le carenze nell’erogazione di primari servizi alle persone, le criticità del mercato del lavoro napoletano segnato da alti tassi di disoccupazione e l’ipoteca sempre più incombente del consumo di un centro storico straordinario e patrimonio Unesco. Il documento elenca sinteticamente le azioni che possono rimuovere le criticità della città e traccia la strada per rispondere alle esigenze di una Napoli attrattiva e competitiva per i prossimi anni.
Il cuore di questa scelta è un approccio sistemico capace di tenere insieme nella rigenerazione urbana: residenze, servizi ad attrezzature pubbliche, industrie innovative e senza impatto ambientale, rapporto città e mare. Questo mix, giustamente, viene individuato come antidoto efficace per ridare vita a vecchie aree ora abbandonate su cui spesso, si innescano patologie sociali periodicamente oggetto di tristi narrazioni. È giusto – come hanno detto in commissione alcuni consiglieri di maggioranza – che «il lavoro di revisione del Prg deve essere eticamente e socialmente orientato». Ma non c’è motivo di contrasto tra questa giusta connotazione e la modernità, il virtuoso rapporto possibile tra pubblico e privato. Se il Comune è chiamato a dettare le regole per la rigenerazione urbana e rendere disponibili aree in cui – stante le legittime aspettative di utili per gli investitori – trasformare il territorio, davvero possono cambiare radicalmente le forme e le funzioni di parti significative della città. Tutto ciò migliora qualità urbana e sociale, e può generare lavoro significativo e duraturo per il presente e per il futuro di Napoli.
Nella nuova prospettiva del lavoro e dello sviluppo, la funzione industriale – innovativa e moderna – deve avere un ruolo significativo. Un’industria che dialoghi con i luoghi del sapere, dell’apprendimento, della ricerca, dell’innovazione. Il documento colloca finalmente la città nella dimensione attrattiva di investitori, talenti, residenti, visitatori, pensando ad un suo virtuoso riposizionamento non solo all’interno dei grandi flussi turistici ma anche degli investimenti che cercano mercati non saturi ed in cui viene rimessa in azione la fondamentale leva pubblica. Infatti, non a caso, il documento ricorda che Napoli presenta un’ampia riserva di aree pubbliche su cui innestare riqualificazione, rigenerazione, sviluppo moderno e sostenibile dal Centro Direzionale (da completare) a Bagnoli.
Una Napoli connessa con le grandi regioni urbane continentali e mediterranee è il cimento che si intende avviare facendo leva sulla cultura, l’enorme patrimonio ambientale – artistico – monumentale, servizi e industria moderna, gli interventi già in atto con significativi investimenti. Si lavora
a modificare il Piano Urbanistico Comunale (Puc) in una visione di area vasta coerente con le politiche europee, nazionali e regionali. E, parole chiare vengono dette anche per arginare il processo preoccupante di consumo della città storica e del suo enorme patrimonio archeologico, monumentale, artistico. La scelta è quella di contrastare la turistificazione selvaggia e, quindi, non governata, la mutazione genetica dei residenti e delle attività commerciali, lo squilibrio tra residenze di lungo periodo e gli affitti brevi. Obiettivo dichiarato del documento, che avvia un cammino di profonda revisione urbanistica, è la città del 2050. Cammino che deve continuare praticando l’ascolto dei cittadini, dei rappresentanti degli interessi organizzati, lasciando le decisioni al consiglio comunale.
Forse, ora, potranno coincidere ottimismo della ragione e quello della volontà considerando che la commissione consiliare ha votato il documento all’unanimità. Per altri versi, comincia ad essere più chiara anche per Bagnoli la direzione di marcia che intende darsi l’amministrazione comunale. Gaetano Manfredi, nella sua doppia veste di Sindaco e Commissario della bonifica, ha esplicitamente avanzato al governo nazionale l’ipotesi di verificare
la fattibilità di un completamento della bonifica dell’area siderurgica dismessa senza rimuovere la colmata ma «sigillandola». Il fine dichiarato di questa ipotesi è di accorciare enormemente i tempi di rifunzionalizzazione dell’area, metterla comunque in sicurezza (come già fatto in altre esperienze), senza assumere la vecchia variante della zona occidentale come un totem intoccabile. Ed è importante che anche qui siano stati ascoltati comitati di abitanti di Bagnoli ed i componenti della commissione urbanistica comunale. Sono legittime le posizioni di «principisti» che si sono fatti sentire con appelli e documenti manifestando, al riguardo, dissenso. A quanti restano contrari all’ipotesi Manfredi (sembrerebbe che vivano i principi dei Piani pregressi come immutabili nel tempo e come parte essenziale della propria identità) si può chiedere conto dell’immutabilità di scelte immaginate trenta anni fa? Non credono che la nostra generazione debba dare conto ai giovani di Napoli di un’urbanistica incapace di consegnargli una «nuova Bagnoli»? Il futuro migliore di una città non lo si può determinare riproponendo soluzioni seppellite dall’inconcludenza che è l’unica vera colmata da rimuovere.