Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I WEBINAR DEL CORRIERE GLI EFFETTI DELLA RIFORMA
classi abissalmente diverse nella loro vita immateriale, nell’organizzazione quotidiana e nelle prospettive di lavoro, nella cura del proprio corpo».
Bocciatura del regionalismo non condivisa invece da Marco Demarco, però che ha parlato di una questione di coerenza in chi aveva promosso l’autonomia nel 2001 per bocciarla, senza possibili appelli, oggi:«C’è da considerare che si parte da una disposizione della Costituzione che prevede forme di autonomia regionali ed è paradossale sentir dire che la Costituzione è anacronistica. E poi c’è una questione di coerenza. Credo molto nel pluralismo delle istituzioni e quindi nel pluralismo che passa attraverso le Regioni che sono definite dalla Costituzione un elemento fondamentale dello Stato».
Non contrario al regionalismo ma attento alla questione normativa il professor Staiano, che ha definito la riforma un ircocervo: «La legge Calderoli, se passasse così senza adeguati emendamenti sarebbe in parte inapplicabile e in parte incostituzionale». La questione posta dal professore è quella dei Lep, la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, macchinosa e poco chiara.
Convintamente contraria all’autonomia differenziata la De Vivo che oltre a criticare il barocchismo procedurale si è concentrata sulla frammentarietà della base di partenza: «Il fatto che il Paese si sia assuefatto a pensare che ci siano due modi di curarsi, di studiare, di lavorare e di vivere non può essere la base dell’autonomia differenziata». Ed ecco che ritorna centrale la questione dei fondi che potrebbe avere ricadute su lavoratori e imprese. «La riforma — chiosa Jannotti Pecci — potrebbe aumentare il divario riducendo, o annullando, l’attrattività del Mezzogiorno. Da cittadino e imprenditore mi dispiace vedere che l’argomento serio come questo che incide e potrebbe incidere in maniera decisiva soprattutto con prospettive negative sulla vita di cittadini e imprese, è diventato un cavallo di battaglia degli opposti populismi in maniera strumentale e non in maniera strutturale».