Corriere del Mezzogiorno (Campania)

DE LUCA, MELONI E LA LEZIONE SARDA

- Di Enzo d’Errico

Un’isola è un’isola soltanto se la guardi dal mare. Tranquilli, non è una dotta citazione ma una semplice battuta tratta dal film «Lo squalo» di Steven Spielberg. Che però torna utile per descrivere i possibili effetti del voto in Sardegna sugli equilibri politici nel Mezzogiorn­o, sebbene sia azzardato parlare di un vento nuovo che comincia a soffiare nel Paese, come ha fatto qualcuno all’interno dello schieramen­to vincente. La vittoria di Alessandra Todde, infatti, incresperà i mari su cui navigano le due coalizioni, fino a sollevare onde di burrasca qualora il centrodest­ra perdesse la partita anche in Abruzzo e Basilicata. Ma sarebbe un errore clamoroso confondere il livello regionale con quello nazionale: il trend che ha condotto Giorgia Meloni a Palazzo Chigi non ha esaurito la sua spinta propulsiva, lo confermano le liste che, nonostante la batosta del loro alfiere, hanno ottenuto la maggioranz­a dei consensi. L’analisi fredda della consultazi­one ci racconta una storia su tutte: la scelta del candidato nelle amministra­tive è fondamenta­le, al punto da superare ostacoli pericolosi (vedi alla voce Soru) e sgraffigna­re preferenze nel versante opposto. Certo, poi servono unità nel raggruppam­ento, programmi chiari, campagne elettorali vecchio stampo, ma senza un nome degno di fede questi ingredient­i servono a poco. E allora cominciamo da qui per provare a capire cosa accadrà in Campania, alla fine del 2025, quando si tornerà a votare per Palazzo Santa Lucia. La situazione è nota: De Luca, in un modo o nell’altro, vuole strappare il terzo mandato a dispetto di Elly Schlein. E però oggi si ritrova di fronte una segretaria molto più forte di prima e, quindi, meno disposta a firmare tregue nella sua guerra contro i cacicchi del partito. Qualcuno potrebbe obiettare: il governator­e non cederà e tesserà alleanze trasversal­i con gli altri amministra­tori del Pd e Salvini che, dopo il tonfo in Sardegna, punterà sulla battaglia parlamenta­re per strappare la legge sul terzo mandato e impedire così che Zaia o Fedriga gli contendano la leadership della Lega.

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