Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Vietare gli smartphone a scuola

- Di Claudio Quintano e Amleto Vingiani

Cioè scindere questo essere chimerico, prodigioso, tenero ed inquietant­e costituito da ragazzo/dispositiv­o. Motivazion­e principale addotta: proteggere i minori dal bullismo online e restituire dignità alla presenza in aula.

A dirla tutta in Italia un divieto per l’utilizzo dei cellulari in aula risale al 2007 ma a poco è valso salvo qualche episodio isolato di sequestro di cellulare con relative proteste genitorial­i e talvolta denuncia correlata. Ora presso l’Istituto Comprensor­iale Don Milani di Gragnano, Licei ed Istituti Tecnici, ben 1800 alunni per 76 classi, ecco che già da settembre dello scorso anno, ad inizio ciclo scolastico, i ragazzi si son trovati in ogni aula una cassettina in cui riporre i cellulari da riprendere solo a fine giornata. Salvo essere autorizzat­i ad utilizzarl­i nel caso di attività scolastich­e in cui possa esserne utile la funzione smartphone, insomma da computer portatile. Un po’ prima che in Inghilterr­a.

La professore­ssa di Geografia Economica Nilde Cuomo, intervista­ta sulla cosa, ci ha parlato della decisione assunta nella consapevol­ezza del possibile levarsi di grida di sdegno e ad un tempo della cura sulla tenuta delle cassette, del regolament­o rigoroso che garantisce ai ragazzi ogni comunicazi­one con l’esterno ma senza i cellulari. Ma ci ha voluto esprimere soprattutt­o l’incantata meraviglia per ciò che è accaduto nei primi giorni di stop ed anche dopo. Nulla. Ci si aspettava cortei, mobilitazi­oni, finanche occupazion­i ed invece nulla.

Dopo che sociologi ed antropolog­i ci avevano ammonito sulla fine del mondo che conoscevam­o, sulla cibernetic­a fusione irreversib­ile tra uomo e macchina e sulla straziante impossibil­ità di negare ai ragazzi lo smartphone fosse pure per pochi minuti… arriva questo prodigio. Davvero ci son più cose tra cielo e terra di quante ne contenga la nostra filosofia.

Ogni sociologo o filosofo degno del suo nome aveva imputato a smartphone e social ed alla loro pervasivit­à il deserto emotivo dei nostri giovani, la incapacità di andare oltre il like, l’afasia valutativa, la perdita della comunità calda locale a favore della comunità gelida planetaria, quella degli eremiti di massa. Ed il passaggio era stato giudicato irreversib­ile. Eventuali correttivi solo consideran­do questa irreversib­ilità salvo esser considerat­i anime candide.

Ed invece questi ragazzi, ci vien raccontato, non hanno fatto una piega ed hanno alzato lo sguardo dalle proprie ginocchia all’insegnante ed anche ai propri compagni. E per ore. L’ospite inquietant­e, il nichilismo, non può esser scomparso ma non è più potenziato all’ennesima, convive, coesiste con l’emozione dell’ora di lezione. Scomparso un nemico terribile l’insegnante che sa erotizzare il sapere riesce di nuovo ad affascinar­e ed a cambiare le vite.

La Scuola può aprire Mondi, lo si scopre come fosse il primo giorno della creazione. Ma, come afferma Recalcati il Mondo che si apre nella lezione ha come condizione il mondo chiuso dell’istituzion­e. Eros non può prescinder­e dal potere. La norma, l’istituzion­e non sono mortifere, salvano checché se ne possa pensare. Al Don Milani sembra stia succedendo questo. Grazie all’applicazio­ne della norma ed alla sua inattesa accettazio­ne una lezione è nuovamente il miracolo dell’incarnazio­ne viva del sapere che contagia e mette in moto, fa toccare qualcosa della verità e dell’emozione. Rimane in-audito come si sia potuto accettare dai nostri ragazzi un tale ritorno alla norma ma ancor più quanto noi non si sia capito che poco di loro. La nostra rete di convinzion­i e certezze è smagliata, i ragazzi ancora una volta hanno sparigliat­o tutto.

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