Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Vietare gli smartphone a scuola
Cioè scindere questo essere chimerico, prodigioso, tenero ed inquietante costituito da ragazzo/dispositivo. Motivazione principale addotta: proteggere i minori dal bullismo online e restituire dignità alla presenza in aula.
A dirla tutta in Italia un divieto per l’utilizzo dei cellulari in aula risale al 2007 ma a poco è valso salvo qualche episodio isolato di sequestro di cellulare con relative proteste genitoriali e talvolta denuncia correlata. Ora presso l’Istituto Comprensoriale Don Milani di Gragnano, Licei ed Istituti Tecnici, ben 1800 alunni per 76 classi, ecco che già da settembre dello scorso anno, ad inizio ciclo scolastico, i ragazzi si son trovati in ogni aula una cassettina in cui riporre i cellulari da riprendere solo a fine giornata. Salvo essere autorizzati ad utilizzarli nel caso di attività scolastiche in cui possa esserne utile la funzione smartphone, insomma da computer portatile. Un po’ prima che in Inghilterra.
La professoressa di Geografia Economica Nilde Cuomo, intervistata sulla cosa, ci ha parlato della decisione assunta nella consapevolezza del possibile levarsi di grida di sdegno e ad un tempo della cura sulla tenuta delle cassette, del regolamento rigoroso che garantisce ai ragazzi ogni comunicazione con l’esterno ma senza i cellulari. Ma ci ha voluto esprimere soprattutto l’incantata meraviglia per ciò che è accaduto nei primi giorni di stop ed anche dopo. Nulla. Ci si aspettava cortei, mobilitazioni, finanche occupazioni ed invece nulla.
Dopo che sociologi ed antropologi ci avevano ammonito sulla fine del mondo che conoscevamo, sulla cibernetica fusione irreversibile tra uomo e macchina e sulla straziante impossibilità di negare ai ragazzi lo smartphone fosse pure per pochi minuti… arriva questo prodigio. Davvero ci son più cose tra cielo e terra di quante ne contenga la nostra filosofia.
Ogni sociologo o filosofo degno del suo nome aveva imputato a smartphone e social ed alla loro pervasività il deserto emotivo dei nostri giovani, la incapacità di andare oltre il like, l’afasia valutativa, la perdita della comunità calda locale a favore della comunità gelida planetaria, quella degli eremiti di massa. Ed il passaggio era stato giudicato irreversibile. Eventuali correttivi solo considerando questa irreversibilità salvo esser considerati anime candide.
Ed invece questi ragazzi, ci vien raccontato, non hanno fatto una piega ed hanno alzato lo sguardo dalle proprie ginocchia all’insegnante ed anche ai propri compagni. E per ore. L’ospite inquietante, il nichilismo, non può esser scomparso ma non è più potenziato all’ennesima, convive, coesiste con l’emozione dell’ora di lezione. Scomparso un nemico terribile l’insegnante che sa erotizzare il sapere riesce di nuovo ad affascinare ed a cambiare le vite.
La Scuola può aprire Mondi, lo si scopre come fosse il primo giorno della creazione. Ma, come afferma Recalcati il Mondo che si apre nella lezione ha come condizione il mondo chiuso dell’istituzione. Eros non può prescindere dal potere. La norma, l’istituzione non sono mortifere, salvano checché se ne possa pensare. Al Don Milani sembra stia succedendo questo. Grazie all’applicazione della norma ed alla sua inattesa accettazione una lezione è nuovamente il miracolo dell’incarnazione viva del sapere che contagia e mette in moto, fa toccare qualcosa della verità e dell’emozione. Rimane in-audito come si sia potuto accettare dai nostri ragazzi un tale ritorno alla norma ma ancor più quanto noi non si sia capito che poco di loro. La nostra rete di convinzioni e certezze è smagliata, i ragazzi ancora una volta hanno sparigliato tutto.