Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Manifesti anti-Meloni, valuterà la Corte dei Conti
Il procuratore regionale Giuseppone: «In caso di esposto vedremo se vi sia un danno erariale»
La Corte dei Conti valuterà «con attenzione e serenità» un eventuale esposto sulla vicenda dei manifesti contro il governo Meloni («Meloni tradisce il Sud») fatti affiggere dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Lo ha detto il procuratore regionale della Corte dei Conti della Campania, Antonio Giuseppone, nel corso di una conferenza stampa convocata alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
«Abbiamo letto la notizia che si starebbe preparando un esposto alla Corte dei Conti da parte di alcuni consiglieri di minoranza — ha detto Giuseppone —. La notizia ha destato il nostro interesse. Se così fosse lo valuteremo con la massima attenzione e con serenità, come per tutti gli esposti che ci pervengono».
«Qualora dovessimo rilevare un'ipotesi di danno specifico e concreto alle casse pubbliche — ha precisato il magistrato — avremmo la possibilità di aprire un’istruttoria. Senza entrare nel merito della questione, perché abbiamo appreso la notizia anche noi dalla stampa, faremo le nostre valutazioni per decidere cosa fare».
Secondo i gruppi di centrodestra in consiglio regionale quei manifesti costituirebbero un uso distorto di fondi.
Intanto la Corte dei Conti Campania lancia un altro allarme: «In merito al Pnrr c’è una enorme massa di denaro pubblico che rischia di essere immessa senza il dovuto controllo — denuncia Antonio Giuseppone — È uno degli effetti della proroga dello scudoerariale. Come Corte dei Conti siamo molto preoccupati, perché allo stato attuale nelle attività di istruttoria siamo spuntati». Il procuratore regionale non ha dubbi: «Se passa il messaggio che quelle del Pnrr sono risorse a fondo perduto è sbagliato: i due terzi di questi fondi lo Stato italiano li dovrà restituire all’Unione Europea, sono risorse che vanno gestite correttamente. Eppure con lo scudo erariale in una attività istruttoria possiamo perseguire solo condotte dolose nello spreco di denaro pubblico, e non quelle colpose. Ecco perché siamo molto preoccupati, pensiamo ci sia stata una sottovalutazione del problema».
«Lo scorso anno - il dato ricordato dal magistrato - meno del 6% dei fascicoli aperti è sfociato in una citazione, il resto archiviati in nome della paura della firma. Ma come si fa ancora a parlare di paura della firma? Lo scudo erariale non ha senso. E allargare le maglie è un controsenso. Anche l’abolizione del controllo concomitante - ha concluso Giuseppone - solleva qualche dubbio, avere l’avallo positivo della Corte dei Conti metterebbe al riparo l’amministratore pubblico e forse questo aspetto non è stato ponderato dal legislatore».
Pnrr Per i giudici contabili i controlli sono più difficili