Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Luca e il terzo mandato Ora il Pd gongola: «Vincenzo come Soru» Il voto in Sardegna e le ripercussioni sulla Campania
«E ora De Luca come Soru». Neanche il tempo di una notte, neanche il tempo di un’analisi approfondita del voto sardo (una volta si aspettava almeno quarantott’ore) e nel Partito democratico già c’è chi si frega le mani. Dopo la vittoria di Alessandra Todde, del campo largo, anzi no del campo giusto, ché altrimenti a Giuseppe Conte viene l’orticaria, il pensiero corre già alle elezioni campane. Come se non si aspettasse altro.
Chiaro che oggi il Nazareno sia ringalluzzito, sono stati smentiti i profeti (interni) di sventura. «Raccontavano fosse impossibile, e invece Alessandra Todde è la nuova presidente della regione Sardegna. Ci sarà il tempo per approfondire le ragioni di questa straordinaria vittoria che politicamente ci dice tante cose, a partire dall’importanza di unire le forze d’opposizione in un campo largo, alternativo alla destra, che abbia il Pd come forza baricentrica». Eccola la linea nelle parole di Marco Sarracino, responsabile Mezzogiorno del partito. Pare incredibile che sia l’idea anche di Piero De
Luca: «Le regionali in Sardegna dimostrano che un’alternativa esiste. Il centrosinistra, se unito su programmi e idee, può vincere contro una destra arrogante e dannosa. Buon lavoro ad Alessandra Todde e complimenti a Pd con Elly Schlein per l’impegno e il risultato. Avanti così!». Non stupisca però, il disgelo De Luca/5Stelle è in atto da tempo e il deputato figlio del governatore ne è un fautore. Ma questa è un’altra storia.
Torniamo a «De Luca come Soru». In Campania il centrovo sinistra unito non è un’eventualità, ma un obbligo. Napoli, infatti, è il laboratorio nazionale dell’alleanza Pd5Stelle con anche la stampella dei renziani. Se non si vuole mettere in crisi l’amministrazione sarà inevitabile trasferirla a livello regionale. Quindi è una strada tracciata. E da mesi lo ripetono Sarracino e Fico, il duo politico degli accordi, da Giugliano a Napoli fino a quello umbro.
Il tema oggettivo è il terzo mandato. Che a livello nazionale ha subito uno stop incisivisto che in commissione il disegno leghista è stato bloccato non solo dall’opposizione, ma anche da Forza Italia e FdI. De Luca lo sta ripetendo: «Non è un tema che riguarda la Campania». Perché? Perché la Campania non ha recepito la legge nazionale sul tetto dei due mandati e dunque una volta recepita, dice De Luca, il primo mandato decorrerebbe dalla nuova legge regionale.
Come ha spiegato il giurista Ferdinando Pinto sul Corriere del Mezzogiorno il ragionamento è possibile, ma rischioso. Perché, spiega Pinto, «chiunque potrebbe impugnare il risultato elettorale e sostenere che, in realtà, la legge campana, in quanto successiva a quella statale, conterrebbe implicitamente il divieto del doppio mandato e che, proprio perciò, non sarebbe stata impugnata dal governo». All’epoca il governo Berlusconi.
Ma De Luca vuole andare avanti, almeno nelle professate intenzioni. E dunque proverà a forzare la mano. Primo problema: chi gli vota la modifica? Il Pd? Quale Pd? Quello di Schlein no di certo. E qui è ovvio che saranno fondamentali le Europee. Se la segretaria dovesse prendere un punto percentuale in più dei sondaggi, sarà difficile disarcionarla come stanno tentando in tanti.
Dunque se Schlein rimanesse in sella, se il governo non dovesse impugnare la norma e De Luca quindi si candidasse fuori dal Pd (e nonostante il Pd) rischierebbe, gongolano ora dalle parti del Nazareno, la sindrome Soru (anche se di Soru non ha troppo, visto che un presidente uscente). Senza contare una variabile non trascurabile, Gaetano Manfredi. Non solo il sindaco potrebbe essere il candidato della ampia coalizione di centrosinistra alle regionali, ma da qui a un anno e mezzo lo scontro con il governatore, c’è da scommetterci, sarà sempre più duro.
Unità In regione il fronte largo è un obbligo una strada già tracciata
"Marco Sarracino La vittoria di Alessandra Todde ci dice dell’importanza di unire le forze d’opposizione in un campo largo, alternativo alla destra, che abbia il Pd come forza baricentrica
L’assenza di Manfredi dalla manifestazione di Roma di fatto è una presa di distanze formale e sostanziale. Formale, perché quelli di De Luca non sono i suoi toni. Sostanziale perché il primo cittadino di Napoli ha ottimi rapporti col governo e vuole continuarli ad avere. «Auguri ad Alessandra Todde. Una grande presidente per la Sardegna», scrive Manfredi e poi aggiunge: «Con l’unità e la concretezza si costruisce l’alternativa».