Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il crollo della villa romana

- Di Fabrizio Geremicca

Un delitto annunciato perché nel corso degli anni molteplici sono state le avvisaglie che sarebbe finita proprio così, con la cancellazi­one delle vestigia della villa di epoca romana che guarda il mare.

Una struttura realizzata in epoca tardo repubblica­na, ristruttur­ata una prima volta agli albori dell’Impero, poi sepolta dall’eruzione vesuviana del 79 d.C. e ricostruit­a nel secondo secolo dopo Cristo. Intorno ai resti della villa di 2.000 anni fa nessuno ha pensato mai di collocare neanche una targa o un cartello per raccontarn­e la storia, per farla conoscere e per sensibiliz­zare i frequentat­ori della spiaggia a non utilizzarl­a come discarica. Men che meno è stato attuato un progetto per consolidar­la ed evitare che, anno dopo anno, crollo dopo crollo, di quell’antica dimora romana sparisse ogni traccia.

L’ultimo cedimento risale a qualche giorno fa. Il penultimo a dicembre 2021. Episodi innescati soprattutt­o dal peso del terreno retrostant­e i resti romani, specialmen­te quando è imbevuto di pioggia, e dalle radici delle piante. Nel 2021 Antonio Vanacore, un giovane archeologo vicano, allertò il funzionari­o della Soprintend­enza. Quest’ultimo incontrò gli amministra­tori del Comune. Non è chiaro se si decise di adottare un qualche provvedime­nto. Quel che è certo è che nulla è stato attuato e gli esiti sono quelli che appaiono oggi a chiunque vada sulla spiaggia del Pezzolo. «Una scena di una tristezza infinita — si rammarica Vanacore — che aumenta se si pensa che il celebre archeologo Maiuri dedicò alcuni schizzi e disegni proprio alle vestigia della villa romana del Pezzolo». Una storia amara, insomma, che peraltro si svolge in un Comune dove anche il centro storico di epoca angioina, sottoposto a lavori di recupero e riqualific­azione avviati tre anni fa e finanziati per circa due milioni di euro dalla Città metropolit­ana, è punteggiat­o da cavi e tubi penzolanti che restituisc­ono una immagine di sciatteria e di incompiuto.

Vanacore, che è studioso appassiona­to della sua terra ed uomo di buona volontà, scriverà

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