Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Caravaggio fever
Tutto è pronto al Museo Diocesano di Donnaregina per la presentazione della celebre «Flagellazione» (nota anche come «Cristo alla colonna») prestigiosa opera di Michelangelo Merisi dipinta nel 1607, che sarà esposta in questa nuova collocazione da domani e fino al 31 maggio.
Un ritorno importante in città – dopo la discussa inclusione del grande quadro nella mostra «Napoli a Parigi, il Louvre invita il Museo di Capodimonte», conclusasi lo scorso 8 gennaio. Un progetto legato all’ex direttore di Capodimonte, Sylvain Bellenger, che vedrà fra l’altro l’inaugurazione di un’altra mostra, stavolta dal 29 marzo al 15 settembre nelle Sale delle Arti della Reggia di Venaria a Torino, con quelle stesse opere provenienti dalla Francia. CirPio
La celebre «Flagellazione» torna dal Louvre e viene esposta al Museo Diocesano Mentre da venerdì a Palazzo Ricca arriva «La presa di Cristo»
ca settanta capolavori, fra i quali quelli di Tiziano, Masaccio e Parmigianino, dei quali non farà parte inizialmente la «Flagellazione», già rientrata a Napoli. Che però, a inizio giugno potrebbe viaggiare verso il Piemonte per trascorrere l’estate a Torino in compagnia degli altri dipinti napoletani. L’opera, che non appartiene a Capodimonte e quindi al MiC, ma al FeC ovvero il Fondo edifici di Culto del Ministero dell’Interno, era stata trasferita nel 1971 al prestigioso Museo collinare dalla Chiesa di San Domenico Maggiore, per la quale era stata realizzata dal maestro lombardo e da dove era stata spostata per ragioni di sicurezza. Una scelta di cui di tanto in tanto si torna a discutere, ma che per ora non prevede immediate novità.
Intanto, si può anticipare che l’allestimento diocesano, curato da Pierluigi Leone de Castris e fortemente voluto dall’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, proverà a restituire l’atmosfera originaria, in un contesto più simile a quello della cappella della famiglia di Tommaso de’ Franchis, per cui la «Flagellazione» era stata realizzata a inizio ‘600, cappella donata da Ferdinando Gonzaga, nel cortile della chiesa domenicana. Una collocazione, del resto, non lontana da quella delle precedenti «Sette opere di Misericordia» iniziate nel 1606 per la Cappella del vicino
l’eleganza linguistica dell’opera — dice la regista —sottolinea ancora una volta la straordinaria ricerca linguistica. Questa volta al contrario di altre commedie da me già frequentate - non direi di un linguaggio barocco ma piuttosto di un frizzante eloquio tutto legato alla frenesia del sentimento amoroso».