Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Forte (Servillo) ritrova se stesso nel labirinto-Napoli» Marco D’Amore presenta «Caracas» tratto dal libro di Ermanno Rea. Da domani in sala
«Come diceva Guido Piovene, Napoli è una città unica e universale. Unica per costumi e tradizioni, e universale, perché chiunque viene a Napoli trova in questa città un pezzo del suo mondo». Così Marco D’Amore, regista del magico, ipnotico e imperdibile Caracas, film da domani in sala, tratto dal romanzo Napoli Ferrovia di Ermanno Rea, scritto nel 2007, finalista del Premio Strega.
Protagonista Toni Servillo, nei panni di Giordano Forte, scrittore che rientra a Napoli, dopo lunghi anni, che s’imbatte in Caracas (Marco D’Amore), un uomo che milita nell’estrema destra, che picchia neri e immigrati, ma che, dopo l’incontro con la tenera Yasmina, si converte poi all’Islam.
«Poteva essere anche un film su un comunista-buddista. È un film sui fanatismi che esplodono, sui ritorni — prosegue D’Amore — come quello di Forte, che non riconosce più la Napoli dove è nato, popolata da sbandati ed extracomunitari, ma che, nel corso del film, la ritrova e, contemporaneamente, riscopre se stesso».
Al di là della storia, che lo stesso regista definisce «audace» e «inusuale» Caracas è soprattutto un film visionario, dove si fondono magistralmente finzione, sogni, incubi e realtà. La Napoli descritta, umida e piovosa, è quella dei labirintici vicoli della Maddalena e di piazza Mercato, popolata da magrebini ed extracomunitari, che si sono mescolati negli anni alla popolazione napoletana. «Quello di Rea era più un diario-cronaca che un romanzo — conclude D’Amore — e il personaggio di Forte è quello di uno scrittore che lotta con i personaggi che egli stesso ha creato. Nel film mostro come solo a Napoli, in piazza Mercato, unica città al mondo, possono esistere, pacificamente, l’una di fronte all’altra, una chiesa e una moschea». Al di là delle monumentali recitazioni di Servillo e dello stesso D’Amore, il film, prodotto da Mad Entertainmet di Luciano Stella, Vision e Picomedia, si avvale dell’avvolgente fotografia di Stefano Meloni e della suadente colonna sonora di Rodrigo D’Erasmo.