Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Europei 2032, un Fondo per gli stadi Così il Maradona si potrà ristruttur­are Il dossier del Governo. Abodi alla Camera: società proprietar­ie degli impianti

- Di Paolo Cuozzo

NAPOLI Gli Europei di calcio del 2032 in cinque città italiane ma senza Napoli? «Impensabil­e», disse chiarament­e Giovanni Malagò, presidente del Coni. Pensiero condiviso pienamente dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, quindi dal governo. Dove il «dossier» stadi ha cominciato a vivere. E dove si ragione anche sull’ipotesi di nominare un commissari­o per l’evento.

In tal senso, Abodi fece intuire che si cercava una soluzione per le città in ritardo nella sua recente visita a Napoli, spiegando che «siamo a disposizio­ne per fare la nostra parte»; e allertando tutti che per risolvere il problema del Maradona affinché rientri nei canoni Uefa, servano molti fondi e il tempo stringe: entro il 2026, infatti, si decide «e due anni passano in giorno». Abodi parte da una norma già esistente «che è stata ulteriorme­nte migliorata, e che prevede l’assegnazio­ne del diritto di superficie a un promotore di un’iniziativa di ristruttur­azione e di riqualific­azione di un interno sportivo, come il Maradona».

Ma un ruolo-chiave ce l’ha il soggetto-gestore dello stadio, nel caso di Napoli Aurelio De Laurentiis. «Se il Calcio Napoli, come sono convinto farà, elaborerà una proposta, sono cerpiano to che si troverà una soluzione con il Comune». Abodi — si racconta a Palazzo Chigi — è quindi a lavoro sull’ipotesi di creazione di un fondo immobiliar­e — potrebbe chiamarsi «Sport-stadi» — in cui i Comuni potrebbero conferire i loro stadi e ricavarne denaro — l’idea del Fondo — che sarebbe finanziato dalle società calcistich­e interessat­e all’acquisizio­ne della struttura, le quali potrebbero accedere al sistema creditizio con lo Stato a fare da garante. Abodi lo fece intuire il 14 febbraio scorso e le sue parole tornano in queste ore a rimbalzare da Roma.

Esattament­e, il ministro ha detto questo: «Stiamo valutando supporti in termini di garanzie piuttosto che di finanziame­nti diretti; garanzie, vista l’onerosità dei tassi, che nono sono molto convenient­i. Valuteremo la possibilit­à di configurar­e dei fondi immobiliar­i piuttosto che fondi che consentono di inserire «equity pubblico dentro il modello finanziari­o». E parzialmen­te, Abodi è tornato sull’argomento ieri intervenen­do alla Camera, dove ha auspicato che le società di calcio possano avere gli stadi di proprietà come accade in mezza Europa così da garantirsi una robustezza dei loro bilanci decisament­e diversa. E De Laurentiis, si sa, chiede che il maradona gli venga ceduto. E per quanto in questa fase i rapporti con il Comune non siano idilliaci, la strada per risolvere il problema di tutti — per il Napoli avere lo stadio, per Napoli avere gli Europei, per la città avere uno stadio bello ed efficiente — la triangolaz­ione Governo-Comune-Calcio Napoli potrebbe entro l’estate sortire una insperata fumata bianca.

Dal canto suo, Manfredi attende dal presidente De Laurentiis un progetto e relativo

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Valutiamo l’idea di fondi immobiliar­i invece che fondi di equity pubblico

finanziari­o per gestire il Maradona. Ma il sindaco, rifacendos­i alla norma attuale, è disposto a ragionare in termini concessori, per 50 anni, non di alienazion­e del bene. Perché con le condizioni attuali non gli è permesso. Cosa diversa, però, se nascesse un «Fondo» interament­e pubblico che garantisce tutte le parti in gioco.

Con le regole attuali, vendere il Maradona è difficile per vari motivi: perché, seppur non bellissimo, ha più di 50 anni, quindi potrebbe essere vincolato; ha comunque un valore molto alto, per effetto delle ristruttur­azioni per le Universiad­i e addirittur­a per i Mondiali del ‘90. Eppoi non è inserito nell’elenco del patrimonio «disponibil­e», e quindi vendibile. Passaggio, questo, che per essere superato necessiter­ebbe di un via libera del Consiglio Comunale, cosa non scontata.

Tutto diverso se invece lo stadio di un ente pubblico, in questo caso il Comune di Napoli, finisse in un fondo comunque pubblico, cioè dello Stato, ma con provviste finanziari­e messe a disposizio­ne dei privati e garantite dallo Stato. E qui interviene il diritto di superficie, che permettere­bbe al gestore — nel caso, il Calcio Napoli — come peraltro si legge nel dossier Uefa — di ristruttur­are e gestire 1,5 chilometri di raggio esterno alla struttura. Parcheggi compresi. Nel caso dello stadio di Fuorigrott­a, inoltre, l’attuale Piano regolatore generale datato 2004 prevede anche la possibilit­à — sempre nell’ambito della cessione del diritto di superficie — anche la costruzion­e di residenze, quindi di un albergo alto fino a 30 metri, posizionat­o davanti alla Curva A di fronte alla Cumana, di proprietà di chi avrà il diritto di superficie. Insomma, la possibilit­à che una quadra presto venga trovata, comincia a esserci.

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Il ministro dello Sport, Abodi, e il presidente del Coni, Malagò hanno dato fretta a Manfredi e De Laurentiis affinché trovino un’intesa per il Maradona: entro il 2026 l’Italia dovrà dare all’Uefa il nome delle altre due città
La vicenda Il ministro dello Sport, Abodi, e il presidente del Coni, Malagò hanno dato fretta a Manfredi e De Laurentiis affinché trovino un’intesa per il Maradona: entro il 2026 l’Italia dovrà dare all’Uefa il nome delle altre due città
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