Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sieni: la mia ricerca sulla relazione tra gesti e incontri

Al via il weekend del progetto sulla cecità portato in scena dal grande coreografo toscano

- Massimilia­no Craus

Al Teatro Mercadante torna l’acclamato Virgilio Sieni, direttore dell’omonimo Centro Nazionale di Produzione della Danza, con una tre-giorni coreutica a Napoli da stasera a domenica 3 marzo.

In scena con due titoli figli di una pluriennal­e ricerca sulla danza e sulla cecità, il coreografo e danzatore toscano aprirà stasera con «Danza cieca» con l’inteprete non vedente Giuseppe Comuniello, con musica dal vivo di Spartaco Cortesi.

«Un mio spettacolo del 2019 concepito sull’idea di spazio tattile che indaga la relazione percettiva tra gesto e incontro destinato a un numero ridotto di spettatori – spiega il coreografo toscano – e mi aspetto che la gente di Napoli si faccia avanti senza esitazioni. Del resto ho un ricordo meraviglio­so dei napoletani quando ho tenuto una lezione al Mann a proposito del Toro Farnese».

Al termine dello spettacolo, che Sieni e il Teatro Nazionale dedicano alla memoria della scrittrice Ada D’Adamo, seguirà l’incontro con lo stesso coreografo e Maurizio Zanardi sul libro «Danza cieca» pubblicato da Cronopio. Un libro che è una raccolta di riSabato flessioni sull’esperienza fisica, estetica ed emozionale vissuta nella messa in opera dell’omonimo duetto danzato da Sieni e Comuniello.

«Lo spazio esplorato si compone secondo la scoperta di dettagli tattili e sensibili dove la vista passa in secondo piano – racconta l’artista – e dove il tatto ricrea una nuova percezione di sé, dell’altro e dell’abitare. I comportame­nti disperati e drammatici, rispondent­i all’istinto animale agiscono come uno scavo profondo portando alla luce ciò che è più umano come l’amicizia e la solidariet­à».

Virgilio Sieni (a sinistra) in scena con il danzatore non vedente Giuseppe Comuniello (foto Porto)

e domenica sarà la volta di «Cecità», ideazione, coreografi­a e spazio firmati da Sieni su spartito originale di Fabrizio Cammarata. Lo spettacolo è liberament­e ispirato al romanzo «Cecità» di José Saramago con contenuti che richiamano inevitabil­mente ai trascorsi del coreografo tra la gente comune quale fonte di ispirazion­e.

«Anche in questa occasione ci siamo misurati tutti con la diversità – afferma ancora il coreografo – individuan­do nel tatto tra me e il danzatore non vedente Comuniello un senso di amicizia. Insieme viviamo in scena il senso dell’imprevisto che è un invito a vivere un’esperienza, ovvero venire a teatro e non stare solo a vedere una performanc­e ma sentirsene toccati dentro ma anche fuori. In particolar­e con Comuniello non ci sono un leader ed un gregario bensì un’azione comune. E soprattutt­o condivisa. Ed è proprio in questi termini che dobbiamo imparare ad accogliere le diversità, non in senso astratto come siamo abituati a fare nella nostra epoca. Possiamo e dobbiamo intercetta­re le traiettori­e giuste per cui assistere a questi spettacoli vuol essere una condivisio­ne di gioia verso le cose e le persone sconosciut­e altrimenti il tatto, che nei miei titoli è sinonimo di amicizia, potrebbe diventare ostilità».

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