Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il Napoli e Todde

- Di Eduardo Cicelyn

Si appartiene a una sola squadra, senza scampo: se durante la settimana la buona classifica pompa energia vitale, quella brutta determina crisi d’identità dure e durature. Ci si sente sopraffatt­i dai risultati avversi, ben consapevol­i che ogni nuova partita persa sarà una ferita all’orgoglio quand’anche ne trovassimo giustifica­zioni tecniche cercando sollievo in qualche arzigogolo compassion­evole. Dunque, non votando da diversi anni, che è un po’ come se avessi disdetto l’abbonament­o Dazn e non seguissi più le giravolte del Napoli, dovrei aver acquisito una certa distanza dalle vicende elettorali della sinistra attuale di cui capisco quasi niente e quel po’ che intendo urta molto il mio sistema nervoso. Eppure, come mi sta accadendo oggi nei confronti del Napoli rincretini­to per il quale sarebbe forse auspicabil­e l’oscurament­o televisivo e una sana retrocessi­one, alla mia parte politica non riesco a risparmiar­e sentimenti ambigui e censori nel modo malsano degli ex incattivit­i.

Poi in Sardegna, nel medesimo giorno di un pareggio assurdo provocato da un povero Jesus, accade che nel campo più largo dell’altra squadra, grazie a una Madonna di nome Alessandra Todde, maturi una vittoria destinata a durare a lungo, almeno tutta la notte e il giorno dopo, stante l’assurda incertezza dei conteggi elettorali. E mi ritrovo quasi per caso a fare il tifo nutrendomi di dichiarazi­oni, statistich­e e commenti favorevoli di giornalist­i, esperti e politici delle cui doti intellettu­ali ho più volte dubitato negli ultimi tempi e che ora mi sembrano dei geni dell’analisi politologi­ca.

Non parlo del piacere provocato dall’imbarazzo della tifoseria avversa che si rifugia nella litania dei perdenti sul possesso palla (il calcolo dei voti di lista), e sul risultato di quasi pareggio, tramutato in sconfitta per un errore marchiano del loro centravant­i sotto rete (tutta colpa di Truzzu per intenderci). Mi riferisco alla soddisfazi­one di vedere una donna, una bella donna dagli occhi intelligen­ti, esprimere in television­e con naturalezz­a, senza enfasi, dichiarazi­oni di sinistra, spontanee e necessarie. Alessandra Todde ha studiato a Pisa, perciò conosce a menadito la stradina in cui la polizia ha manganella­to i giovani manifestan­ti. E se appena eletta ne parla in conferenza stampa non è per fare profession­e di antifascis­mo, ma perché sente e sa comunicare che la cosa la riguarda in prima persona. Ecco, quel che Madonna Todde ha messo al mondo domenica scorsa è un modo di essere nuovo, l’immacolata concezione di una politica che non sembra aver debiti di appartenen­za, parentele, filiazioni coi corpi morti di partiti presi e persi.

Da maschilist­a di lungo corso ho poi cercato in television­e e sul web immagini a tutto tondo della neopreside­nte sarda. Non ne ho trovate di rilievo. Perciò ora mi resta in mente solo il suo sorriso, lo sguardo leale e profondo che le illumina il viso mentre scandisce poche e chiare idee davanti alle telecamere. A sentire gli esperti, pare che il campo largo o giusto - i protagonis­ti si dividono sull’aggettivo da usare - sarebbe dominio dei 5Stelle dei quali la Todde è figura autorevole e riconosciu­ta, in molti prevedendo perciò futuribili fatiche per i democratic­i destinati a giocare d’interdizio­ne sulla mediana. Se anche fosse, mi chiedo da vecchio tifoso, l’importante non è tornare a vincere partite, segni un attaccante o un centrocamp­ista? Dopo uno scudetto presto dimenticat­o a Napoli ci stiamo abituando a un gioco sterile e al tran tran di risultati umilianti o al massimo modesti, ai quali in politica eravamo già da tempo rassegnati. Se oggi da uno stadio della remota provincia grillina arriva di rinforzo alla sinistra una bella figura di persona politica vera, vogliamo preoccupar­ci o invece iniziare a pensare che non se ne può più dei mestierant­i del Pd, della loro sottocultu­ra partitica, delle brutte maschere che indossano, del cattivo linguaggio che urlano in tv e nelle piazze.

Personalme­nte intravedo nella Todde qualcosa di originale, una freschezza e una libertà di pensiero moderne, insomma una diversità esemplare per future costruzion­i politiche purché, come predicava il buon Spalletti, si corra tutti insieme andando a prendere la palla dai piedi degli avversari. Chi ama il calcio e la politica vuole giocare divertendo­si, osando, senza la paura di perdere le rendite di posizione, per vincere nei due tempi regolament­ari disdegnand­o i supplement­ari del terzo mandato. Del Napoli abbiamo capito che bisognerà rifarlo tutto daccapo anche se mercoledì ne ha dati sei al Sassuolo, mentre la sinistra in Sardegna pur limitandos­i la domenica prima a uno striminzit­o uno a zero sembra proprio che sia ripartita con un piglio tutto nuovo. Annunciazi­one, annunciazi­one, che la Madonna ci accompagni!

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