Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’archeo «Ia» svela il passato
Si tratta di reinvestire il patrimonio che abbiamo fatto emergere, e identificare ancora la grande quantità che non avevamo localizzato, per sbrogliare matasse e quesiti storici, allenando i sistemi tecnologici a pensare e parlare nella lingua della storia, forse la più affine alla nostra cultura mediterranea. È una battaglia di egemonia culturale, si direbbe oggi che certa politica ha scoperto il potere della cultura, che ha evidenti risvolti economici e sociali. Se l’inglese è diventato il vocabolario dell’informatica, costringendo il mondo a parlare e pensare come si fa nella Silicon Valley, oggi che i sistemi intelligenti vengono sempre più stressati in formati personalizzati e specializzati sui singoli temi, abbiamo l’opportunità di imporre il primato di una visione e una logica italiana nell’addestramento culturale delle potenze di calcolo applicate alla rilettura storica. E più concretamente ancora, la nostra regione può trovare opportunità e sbocchi combinando i suoi giacimenti accademici, pensiamo solo al polo di San Giovanni a Napoli o a quello di Fisciano nel salernitano, con l’immenso patrimonio archeologico e artistico per promuovere intere filiere di ricerca e sviluppo tecnologico ed industriale. Si tratta di ripensare l’idea stessa di museo e di dare alle realtà urbanistiche come appunto Pompei e Ercolano il dinamismo e la capacità di attrazione di veri centri di richiamo globale, come nel secolo scorso erano i poli californiani o parigini di intrattenimento. Pensiamo solo a quanto una realtà come Paestum sempre alla viglia di un’esplosione turistica e culturale, per la sua unica caratteristica di accessibilità e fruibilità di quelle poderose macchine del tempo che sono i templi all’aperto, possa diventa un vero centro di ricerca planetaria che faccia parlare e rivivere quei documenti in pietra. L’intelligenza artificiale infatti non solo può aiutarci a penetrare e decifrare quanto ancora non siamo riusciti a leggere, ma ci può supportare nella risoluzione di enigmi e quesiti che sono ancora sospesi, come ad esempio quel mistero storico filosofico che è racchiuso nel gesto enigmatico del tuffatore. Si tratta di quell’affresco che compare, caso unico, all’interno di un sarcofago, e che mostra un giovane nell’atto di un tuffo platico di cui non si comprende nè il senso nè la dinamica. Una chiave che potrebbe aiutarci a interpretare linguaggi e culture di quel posto come sostengono eminenti autori che si sono applicati in questi anni a quello studio. Stiamo parlando di una strategia di confine fra grande cultura e strategia industriale che darebbe anche indicazioni per il riassetto di intere aree come la stessa Bagnoli o le zone interne.
L’ente pubblico nel Mezzogiorno, nello snodo fra Pnrr e polemiche sull’autonomia differenziata, potrebbe ritrovare una vitalità proprio come impresario, organizzatore, broker, di competenze e soluzioni del tutto inedite, che aprono spazi e prospettive ai singoli asset che separatamente soffrono la marginalità rispetto ai grandi motori finanziari e organizzativi del Nord del paese. La regione, i comuni, i centri universitari campani hanno una carta esclusiva che potrebbe generare valore e soprattutto dare ruolo e competitività al territorio nell’attrazione e la conservazione della sua popolazione giovane che invece tende ormai a fuggire in zone dove si possono meglio realizzare ambizioni e progetti.