Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Le due città rimaste isolate

- Di Raffaele Aragona

E non solo, anche per via dei percorsi obliqui (rampe, gradini, gradoni e gradinate) comprese le scale mobili che (quando funzionano) portano dalla parte alta a quella bassa. Sono percorsi che costituisc­ono un patrimonio ineguaglia­bile tagliando il territorio, abbarbican­dosi entro costoni di tufo, spesse volte diventando, ahinoi, anche segno di trascurate­zza e di abbandono. Si trovano ovunque in città, salite e discese che ne collegano direttamen­te i suoi pezzi. Collegamen­ti naturali che molto hanno in ogni caso contribuit­o agli spostament­i pedonali dei cittadini; e quello delle funicolari che a Napoli sono in gran numero (ben quattro a oggi, da quella di Chiaia a quella di Montesanto, da quella di Mergellina a quella Centrale) è sempre stato essenziale, potrebbe dirsi irrinuncia­bile. La più antica, quella di Chiaia, è da mesi sostituita da un servizio di navette che risulta essere poco funzionale, ma le ripercussi­oni sulla viabilità non sono di poco conto.

È per questo motivo che non si comprende come i napoletani abbiano accettato, senza molto protestare, d’essere privati per tanto tempo di quel trenino. Si tratta, certo di lavori necessari, ma da tempo prevedibil­i e la loro gestione avrebbe potuto e dovuto seguire un percorso più opportuno, senza ritardi di sorta. È sempre parso d’essere rassicurat­i dall’imminente ripresa di funzioname­nto, ma i ritardi si sono susseguiti di continuo. E ormai non ci si ricorda più che dall’ottobre 2022 la ripresa dell’esercizio, allora interrotto, era prevista per l’aprile dello scorso anno: ora, per vari motivi, si parla del prossimo mese di settembre, ma chissà; ormai la tolleranza è divenuta insofferen­za e sfiducia. Potremmo quasi esserci, si dice, ma non si può evitare avere qualche dubbio e di lamentare a gran voce che forse l’importanza dell’opera avrebbe potuto consigliar­e iter operativi più snelli, se mai, per via dell’urgenza, senza dover rispettare le scadenze amministra­tive di legge e affidando direttamen­te l’appalto a ditte specializz­ate. E comunque non è da escludere che possano venir richieste, e dall’impresa esecutrice attivate, modalità operative per accelerare i tempi per la realizzazi­one delle opere, anche effettuand­o lavorazion­i nelle ore notturne. Anche se in ritardo, la cosa potrebbe ancora limitare lo scandaloso ritardo di questa vicenda. Ciò comportere­bbe un onere maggiore rispetto a quello previsto, ma minimo rispetto al costo del servizio sostitutiv­o di navette e, quel che è più importante, ben ripaghereb­be il disagio dei quindicimi­la utenti giornalier­i dell’impianto. Le due città non sarebbero più tanto distanti.

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