Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Cutolo esaltato su Tik Tok È un brand della social camorra

- Di Claudio Mazzone

«Su TikTok esistono profili che celebrano ed esaltano le gesta del camorrista Raffaele Cutolo. La cosa più sconcertan­te sono i tantissimi commenti dei ragazzi che lo elogiano».

Si sfoga così, con un post su Facebook, Antonino Salvia davanti all’ennesimo contenuto diventato virale sulla piattaform­a cinese che rilancia l’immagine del boss della Nco addirittur­a come un eroe. Antonino è il figlio di Giuseppe

Salvia, assassinat­o dalla camorra su ordine proprio di Raffaele Cutolo il 14 aprile del 1981, quando era responsabi­le della sezione di massima sicurezza e vice direttore del carcere di Poggioreal­e.

Su TikTok la camorra è virale e ha trovato una sua semantica per autorappre­sentarsi in un ambiente comunicati­vo dove non esistono mediazioni e censure. I contenuti con chiari riferiment­i camorristi­ci sono così tanti e così tanto condivisi da far emergere il fenomeno della «social camorra». Un modello di narrazione fatto di video, hashtag ed emoticon, attraverso il quale i clan, segnano la propria egemonia territoria­le e provano ad affascinar­e le nuove leve.

Per funzionare però, proprio come ogni fenomeno social, anche quello camorristi­co deve avere dei riferiment­i storici da condivider­e. Raffaele Cutolo e la narrazione che gli si è creata attorno è uno di questi.

Tra i contenuti che spopolano su TikTok c’è anche quello di Cutolo che da dietro le sbarre parla di Giuseppe Salvia e del suo omicidio. Il video è accompagna­to dalle emoticon tipiche della social camorra: le corone, le siringhe, le catene e i cuori neri. Gli hashtag sono espliciti e vanno dal banale #oRe fino all’identifica­tivo e caratteris­tico: #OProfessor­e. I commenti al video mostrano con chiarezza quanto questo tipo di contenuti possano servire alla camorra per fare proseliti e raccoglier­e consenso.

«Ogni parola che sento dalla sua bocca ha senso. Ci vorrebbe uno come lui al governo»; «Che carisma che aveva…».

Questi sono solo alcuni delle decine di migliaia di commenti. C’è chi scrive: «Riposa in pace». E quando qualcuno gli chiede: «Ti riferisci a Salvia?», risponde secco: «No, Rip Raffaele Cutolo».

L’opera di sovversion­e narrativa è avvenuta. Giuseppe Salvia, l’eroe che ha sacrificat­o la sua vita per lo Stato, non viene neanche ricordato, mentre si esalta il boss sanguinari­o che ha deciso il suo assassinio. È la distorsion­e di una comunicazi­one piegata agli algoritmi di una piattaform­a che, come tutte, monetizza sul tempo, su quanto gli utenti restano collegati, e che pur di mantenerli attivi spinge su contenuti che creano engagement, poco importa se viene esalta la camorra.

Così Cutolo è diventato un trend che funziona perfettame­nte su TikTok. Gli audio dei suoi processi, mischiati ai bit rallentati della trap, sono virali, le sue fotografie dietro le sbarre vengono condivise come santini digitali, le sue frasi diventano le più utilizzate nelle bio dei profili.

C’è un video che viene rilanciato da veri e propri profili criminali ogni volta che viene arrestato qualche vertice del loro sodalizio. Cutolo ad un processo che dice con aria sfidante nei confronti del giu

La tendenza Le fotografie del criminale dietro le sbarre vengono condivise come santini digitali

preghiera con i detenuti e i volontari carcerari, con la partecipaz­ione di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, Carlo Berdini, direttore dell’istituto e Samuele Ciambriell­o, garante regionale dei detenuti.

Sarà un momento di intensa preghiera e di forte riflession­e per il mondo carcerario. Sarà poi portata per un ulteriore momento di testimonia­nza nell’Istituto minorile di Nisida.

Nel pomeriggio di oggi, invece, sempre in Duomo ci sarà l’incontro con le vittime innocenti della criminalit­à guidato da don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis e il procurator­e nazionale antimafia, Giovanni Melillo. Domenica la messa presieduta dall’arcivescov­o Battaglia e lunedì l’incontro con gli operatori della sicurezza e dell’emergenza con veglia di preghiera finale. Livatino, conosciuto anche come il giudice ragazzino, rappresent­a un caso singolare nella Chiesa, si tratta infatti dell’unico magistrato ad essere stato elevato agli onori degli altari.

Fu ucciso il 21 settembre 1990 sulla Statale Caltanisse­tta-Agrigento mentre si recava, senza scorta, in tribunale, per mano di quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentin­a, organizzaz­ione mafiosa in contrasto con Cosa Nostra.La sua fama di santità si è subito diffusa in Italia e nel mondo. Proprio per questo si è aperta la causa di beatificaz­ione e canonizzaz­ione che ha seguito l’iter previsto: servo di Dio prima e Venerabile poi. Il 9 maggio 2021 è stato proclamato

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 ?? ?? Vittima e carnefice Nella foto sopra: Giuseppe Salvia, ex vicedirett­ore del carcere di Poggioreal­e fatto uccidere per ordine di Raffaele Cutolo
A destra il boss in manette e i messaggi sui social che lo esaltano
Vittima e carnefice Nella foto sopra: Giuseppe Salvia, ex vicedirett­ore del carcere di Poggioreal­e fatto uccidere per ordine di Raffaele Cutolo A destra il boss in manette e i messaggi sui social che lo esaltano
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Era molto giovane il giudice Rosario Livatino quando venne ucciso in Sicilia da due sicari su ordine della «Stidda»
38 anni Era molto giovane il giudice Rosario Livatino quando venne ucciso in Sicilia da due sicari su ordine della «Stidda»

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