Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Danza cieca» La visione senza vista di Virgilio Sieni
Cosa è la luce? E cosa è lo spazio se privato di apparente visibilità? Sono domande inevitabili, quando calati in una sorta di atmosfera luminosa (per la mente) e in penombra (per la vista), si assiste a «Danza cieca», uno delle performance più intense di Virgilio Sieni, coreografo insieme molto fisico ma anche assolutamente concettuale. Di quella concettualità che scaturisce dal gesto stesso dei corpi, in azione al centro della scena del Mercadante, con il pubblico disposto ai suoi lati. Perché stavolta il movimento non è esibizione di potenza o di stile, ma piuttosto di ricerca di quello spazio messo al centro della domanda iniziale. Una ricerca che qui diventa ancora più pressante nel rapporto a due fra un vedente (Sieni) e un non vedente (Giuseppe Comuniello), che danno vita a un contatto permanente, fatto di viluppi e distanziamenti, di intrecci e parole sussurrate, in cui per entrambi alla vista si sostituisce la visione, delineando misure e sconfinamenti, che vivono di prossimità, adiacenze e mani che si toccano senza mai afferrarsi. Un’ora segnata dalle sonorità galleggianti di Spartaco Cortesi, che concorrono a creare l’aura che avvolge questi corpi in continua rigenerazione, portatori di una luce mutante, che si mostra senza bisogno di fari o di spot ambientali. Perché, come recita l’introduzione all’omonimo libro di Sieni, pubblicato dalla napoletana Cronopio, «la tattilità, l’attenzione alle «cose più piccole», il sentirsi compresi e mossi dallo spazio, le forme di immaginazione e di memoria scaturite da una danza che si dedica all’altro sono i punti focali di un’esperienza che prende corpo dal corpo». Una ricerca sull’immagine del non visibile che Sieni continuerà anche stasera e domani al Mercadante con l’allestimento di «Cecità», tratto dal romanzo di José Saramago.