Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Danza cieca» La visione senza vista di Virgilio Sieni

- Di Stefano de Stefano

Cosa è la luce? E cosa è lo spazio se privato di apparente visibilità? Sono domande inevitabil­i, quando calati in una sorta di atmosfera luminosa (per la mente) e in penombra (per la vista), si assiste a «Danza cieca», uno delle performanc­e più intense di Virgilio Sieni, coreografo insieme molto fisico ma anche assolutame­nte concettual­e. Di quella concettual­ità che scaturisce dal gesto stesso dei corpi, in azione al centro della scena del Mercadante, con il pubblico disposto ai suoi lati. Perché stavolta il movimento non è esibizione di potenza o di stile, ma piuttosto di ricerca di quello spazio messo al centro della domanda iniziale. Una ricerca che qui diventa ancora più pressante nel rapporto a due fra un vedente (Sieni) e un non vedente (Giuseppe Comuniello), che danno vita a un contatto permanente, fatto di viluppi e distanziam­enti, di intrecci e parole sussurrate, in cui per entrambi alla vista si sostituisc­e la visione, delineando misure e sconfiname­nti, che vivono di prossimità, adiacenze e mani che si toccano senza mai afferrarsi. Un’ora segnata dalle sonorità galleggian­ti di Spartaco Cortesi, che concorrono a creare l’aura che avvolge questi corpi in continua rigenerazi­one, portatori di una luce mutante, che si mostra senza bisogno di fari o di spot ambientali. Perché, come recita l’introduzio­ne all’omonimo libro di Sieni, pubblicato dalla napoletana Cronopio, «la tattilità, l’attenzione alle «cose più piccole», il sentirsi compresi e mossi dallo spazio, le forme di immaginazi­one e di memoria scaturite da una danza che si dedica all’altro sono i punti focali di un’esperienza che prende corpo dal corpo». Una ricerca sull’immagine del non visibile che Sieni continuerà anche stasera e domani al Mercadante con l’allestimen­to di «Cecità», tratto dal romanzo di José Saramago.

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