Corriere del Mezzogiorno (Campania)
FORNELLI 2.0 Colazione tranquilla Al 53 Piatti tradizionali in un ambiente ordinato. Equilibrati gli spaghetti con la colatura
L’offerta è generalista, suddivisa equamente tra la terra e il mare, tradizionale, nel complesso molto ampia. «Al 53», in piazza Dante, (quasi) nulla è cambiato rispetto all’ultima visita che risale ad alcuni anni prima della pandemia. Entro, insieme con un collega, senza prenotazione, ad ora di pranzo di un giorno feriale. L’ambiente è accogliente, ordinato, con tavoli ben distanziati, nulla a che vedere con la confusione che regna sovrana in tanti locali del Centro storico: una piccola oasi di civiltà in una delle piazze, (nonostante tutto) più belle di Napoli. La cucina non è entusiasmante ma è corretta. E non è scontato. La lista dei vini include 11 bianchi e altrettanti rossi, più un rosato, quasi esclusivamente campani, eccezion fatta per un paio di Primitivo pugliesi. Presente anche un Gragnano di buona fattura che non dovrebbe mai mancare in locali del genere perché, fresco al punto giuprezioso sto, ben si sposa con la maggior parte dei piatti della cucina classica napoletana. A proposito di classici, la nostra colazione inizia con un assaggio di parmigiana di melanzane (con la provola), adocchiata nella vetrinetta all’ingresso: corretta, morbida: naturalmente è riscaldata, ma non rilascia olio in eccesso. Ci dirigiamo senza indugi sui primi, il vero banco di prova di un ristorante napoletano. Buona la pasta e patate ancora con la provola, cremosa e filante. Ma la vera sorpresa è rappresentata dagli spaghetti con la colatura di alici (nella foto). Sono cotti al dente, conditi con il estratto cetarese, utilizzato con equilibrio in modo da evitare fastidiosi picchi di sapidità. Completano il piatto pezzetti di peperone crusco e zeste di limone per aggiungere un pizzico di opportuna freschezza. Si passa ai secondi, con il baccalà fritto, questo sì ancora troppo sapido, benché sfoglioso e dorato al punto giusto. Essenziale il misto di carne al ragù, consistente in una morbida polpetta, un pezzo di manzo, reso tenero e sfilaccioso dalla lunga e soprattutto lenta cottura nel pomodoro, una salsiccia leggermente duretta ma saporita. Con un pizzico di scetticismo ordiniamo una fetta di torta caprese, abbastanza umida e non eccessivamente dolce, che, aggiunta al resto, fa guadagnare la sufficienza piena al ristorante.
Si chiama Principessa Pignatelli il nuovo dolce monoporzione realizzato dal maestro pasticciere Salvatore «Sal» De Riso. La creazione vuole essere un omaggio per la nobildonna Rosina Pignatelli, rappresentante dell’aristocrazia napoletana, pienamente inserita nel vivace contesto culturale della Napoli della Belle Èpoque, appassionata di musica, letteratura, arti figurative. Il dolce del maestro pasticciere di Minori, nonché presidente dell’Associazione maestri pasticcieri italiani, è stato presentato venerdì scorso all’Ostaria Pignatelli di Napoli e ha riscosso il plauso della principessa Giulia Strongoli Pignatelli (nella foto con De Riso).