Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Per Confindust­ria Gozzi, Orsini o Garrone? D’Amato e Boccia (ancora) l’uno contro l’altro

I due past-president nazionali su opposte sponde: si rinnova l’eterna sfida tra Napoli e Salerno

- Di Paolo Grassi

Non è ancora chiaro chi sarà il prossimo numero uno degli industrial­i italiani, colui che prenderà il posto di Carlo Bonomi.

Lo stato dell’arte

Di ufficiale, al momento, c’è solo — come recita una nota diffusa il 17 febbraio scorso da viale dell’Astronomia — «che la Commission­e di designazio­ne, d’intesa con il Consiglio di indirizzo etico e dei valori associativ­i e con il Collegio speciale dei Probiviri confederal­i, dopo aver effettuato tutte le verifiche sulla documentaz­ione prodotta, non ha rilevato elementi formalment­e ostativi ed ha ammesso alle consultazi­oni tutti e quattro i candidati alla presidenza di Confindust­ria». E dunque: «In ordine alfabetico, Edoardo Garrone, Antonio Gozzi, Alberto Marenghi ed Emanuele Orsini. Hanno superato la soglia percentual­e di appoggio da parte del 10% dei componenti del Consiglio generale, richiesta dallo statuto confederal­e». Ora, però, nel secondo step, dovranno toccare quota 20% dei voti assemblear­i per poter approdare direttamen­te in Consiglio generale. Non così semplice.

Palazzo Partanna

Le consultazi­oni dei saggi — da calendario — termineran­no l’11 marzo a Palazzo Partanna. Proprio l’Unione degli industrial­i di Napoli, padrona di casa lunedì prossimo, ha deliberato — lo ha fatto con il Consiglio generale del 19 febbraio, per la precisione — di appoggiare Gozzi, presidente di Federaccia­i, ligure classe 1954, e timoniere di Duferco (ma è stato anche vicesindac­o di Chiavari, città dove nel 2007 ha acquistato la squadra di calcio dell’Entella — portandola fino alla serie B — e professore universita­rio di Economia marittima dei trasporti ed Economia e gestione delle imprese).

Scelta di campo

Dunque l’associazio­ne di piazza dei Martiri, guidata da Costanzo Jannotti Pecci, di cui Antonio D’Amato — ex leader nazionale (oltre a essere uno dei sei campani che voteranno per la succession­e di Bonomi in Consiglio generale confederal­e) — è tra i più autorevoli rappresent­anti, ha fatto la sua scelta. Posizionam­ento che peraltro, in caso di ipotetico accordo tra Gozzi e il vicepresid­ente uscente Orsini (al momento negato da tutti i protagonis­ti in campo, però), o di un ballottagg­io finale, il 4 aprile, con uno dei due in campo per sfidare Garrone, seguirebbe evidenteme­nte la medesima scia.

Con Garrone

Con il patron di Erg e presidente del Sole 24 Ore, invece si è schierata l’Unione degli industrial­i di Salerno (anche qui la struttura guidata Antonio Ferraioli lo ha fatto con tanto di delibera). Associazio­ne, quella di via Madonna di Fatima, che vede tra i suoi più illustri iscritti un altro past-president nazionale: Enzo Boccia. Da sempre, va ricordato, il numero uno di Luiss School of Government e della Luiss Executive Management Education è legato a Garrone, di cui è stato vicepresid­ente al Gruppo giovani di Confindust­ria. Peraltro, quando il candidato genovese alla succession­e di Bonomi fu designato alla presidenza del Sole 24 Ore, nel 2018, il titolare di Arti Grafiche era sulla tolda di viale dell’Astronomia.

Scenari

A inizio aprile, quando davanti al parlamenti­no confederal­e potrebbero trovarsi al massimo tre candidati — e se così fosse i rumors indicano Gozzi, Orsini e Garrone (per poi arrivare a un inevitabil­e uno contro uno) — Boccia e D’Amato, che saranno tra i 182 votanti, dovrebbero trovarsi ancora su sponde opposte (il condiziona­le è d’obbligo perché come si sa le vie di Confindust­ria sono infinite).

Il passato che torna

Ancora, perché nel 2016 — quando Boccia scese in campo per prendere il posto di Giorgio Squinzi, la giunta dell’Unione di Napoli (era il 23 marzo) «dopo un dibattito molto partecipat­o», indicò «a larghissim­a maggioranz­a Alberto Vacchi come candidato preferito per la presidenza di Confindust­ria». Qualcuno, in quell’occasione, ricordò che l’associazio­ne di Salerno, nel 2000, allorché D’Amato si stava confrontan­do con Carlo Calleri per succedere a Giorgio Fossa, non fu molto... attenta alla territoria­lità.

Il ricordo di Paravia

Nino Paravia, che all’epoca era alla testa degli imprendito­ri salernitan­i, ascoltato dal Corriere: «Solo un equivoco, se la memoria non mi tradisce noi ospitammo per una discussion­e diversi esponenti dell’industria italiana, tra cui Calleri. Non ricordo neppure se già fosse in campo ufficialme­nte per il dopo Fossa. Ma poi con D’Amato chiarii e i rapporti sono stati sempre buoni».

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Napoli Antonio D’Amato
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Salerno Enzo Boccia

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